FDI - World Dental Federation - BURTON CONROD
Dottor Conrod, che cos’è l’Fdi, quale la sua mission?
Fdi è una federazione di 150 associazioni nazionali di dentisti: rappresentiamo nel complesso più di un milione di professionisti.
Volendo sintetizzare, Fdi è la voce nel mondo della professione odontoiatrica “indipendente”, il cui scopo primario è quello di esprimersi su tutte le questioni che hanno a che fare con l’odontoiatria e in particolare di farsi promotrice della salute orale a livello globale. Noi siamo convinti che una buona salute orale sia uno dei diritti fondamentali dell’uomo e cerchiamo di convincere chi governa a rendere possibile questo. Tra i nostri compiti, anche quello di fornire ai dentisti servizi utili a migliorare il rapporto con i propri pazienti promuovendo l’etica, l’arte, la scienza della professione odontoiatrica. Per questo Fdi pubblica le policy statement, documenti votati dall’assemblea che si riunisce una volta l’anno, attraverso i quali è indicata la posizione dell’associazione su temi d’interesse; sia scientifici sia legati alla professione. Attraverso l’Fdi la professione trova risposte comuni alle problematiche e si arricchisce dallo scambio di varie esperienze tra Paesi. Questo favorisce una collaborazione internazionale per promuovere e migliorare la professione e la salute orale della popolazione.
Quale è lo stato di salute orale della popolazione mondiale?
In generale si può dire che lo stato di salute è conseguente alla situazione economica: meglio va l’economia in quel Paese, migliore è la salute orale dei residenti. Negli ultimi cinque anni c’è stata una presa di coscienza dell’importanza della salute orale nel contesto generale della salute della persona.
La Federazione organizza anche eventi e meeting: momenti importanti di dialogo ai massimi livelli, questo anche in collaborazione con la World Health Profession Alliance (Alleanza mondiale delle professioni sanitarie). Sono inoltre importanti i contatti con l’Organizzazione mondiale della sanità da cui l’Fdi è ufficialmente riconosciuta. L’Fdi incoraggia, stimola e supporta, in particolare, quei Paesi che hanno minori possibilità di investire in salute orale.
Per promuovere la salute orale attivate dei programmi mirati?
Certamente. In più di quaranta Paesi abbiamo attivato dei programmi che hanno lo scopo di dimostrare come sia importante investire nella salute orale per mantenere la salute generale.
Per esempio, sul nostro sito web, c’è un programma che si chiama Live Learn and Laugh mediante il quale ci occupiamo della lotta al tabagismo, dell’uso eccessivo dello zucchero, dei problemi di dieta e poi, naturalmente, dell’uso del fluoro che è veramente uno dei pilastri della nostra attività di promozione della salute orale.
Sbaglio se dico che l’Fdi è più concentrata sulla promozione della salute orale piuttosto che sulla tutela della professione dal punto di vista politico?
Non sbaglia, anche se è un’affermazione troppo semplicistica. La tutela “politica”, come la chiama lei, è compito delle associazioni nazionali. Sono loro chiamate a difendere la professione. A noi, quello di promuovere il dentista come dispensatore di salute, oltre che di lavorare per ricordare alle istituzioni internazionali la necessità di promuovere la salute orale. Noi ci rapportiamo con i governi a livello mondiale, con vari organismi che si occupano di sanità, tra i quali ovviamente l’Oms, prendendo decisioni, favorendo orientamenti che influenzano le politiche in tema di salute pubblica dei vari stati; compresa l’Italia.
In questo contesto l’Fdi rappresenta l’odontoiatria e i dentisti in modo che possano far sentire la propria voce. Anche questo è fare politica a favore dei dentisti.
ERO - European Regional Organization of the FDI - PATRICK HESCOT
Dottor Hescot, che cos’è l’Ero e quale la sua mission?
La nostra mission è quella di promuovere la salute orale e la figura del dentista; in particolare enfatizziamo il ruolo dell’odontoiatria nella vita quotidiana e nella società. Come ha detto il rappresentante del ministero qui, alla Plenary Session (il dottor Giovanni Leonardi ndr) la nostra non è solo un’attività medica ma anche sociale, umanitaria. Ero è il ramo “regionale” dell’Fdi: una federazione di organizzazioni odontoiatriche rappresentativa di tutti i Paesi europei e non solo (conta circa quarantotto associazioni odontoiatriche) che opera al fine di promuovere il concetto di odontoiatria come professione indipendente basata sulla libertà di scelta del paziente e del dentista, per sostenere le organizzazioni membro nel garantire la migliore salute orale ai pazienti, promuovere e supportare le politiche europee e nazionali relative alla salute lavorando in stretta collaborazione con l’Fdi al fine di influenzarne il lavoro attraverso lo sviluppo e la proposta di iniziative di cooperazione tra le diverse agenzie dell’Fdi e le altre organizzazioni del settore in Europa.
Il vostro lavoro è principalmente quello di tutelare il dentista politicamente, cercate di fare lobby?
Abbiamo un ufficio a Bruxelles proprio per essere vicini alla politica che decide. E cerchiamo di influenzarne le decisioni sia in termini di promozione della salute orale sia di esercizio della professione. In particolare lavoriamo perché le regole per svolgere l’attività di dentista siano comuni in tutta l’Unione europea.
Quali sono le differenze sostanziali nell’esercizio della professione nei vari Paesi europei?
Il lavoro dell’odontoiatra di per sé è sempre lo stesso, ma cambiano le condizioni in cui è svolto. Principalmente dal punto di vista normativo. Se la professione è, sulla carta, organizzata più o meno allo stesso modo in tutta Europa, ci sono varie norme nazionali che in realtà ne modificano l’esercizio. Le vere differenze occorrono dal punto di vista finanziario, cioè da come è organizzato il sistema sanitario del singolo Stato. Per un dentista libero professionista lavorare in un Paese dove l’assistenza è prevalentemente pubblica invece che privata fa la differenza. Come, ovviamente la possibilità per i cittadini di spendere per la propria salute orale.
Quindi la differenza la fanno le regole?
In tutto il mondo il dentista si occupa di salute orale, delle terapie a essa connesse, della prevenzione. Sono le regole dei vari Stati a far sì che questa mission sia svolta in maniera diversa. Come le dicevo prima, come Ero cerchiamo di armonizzare queste regole studiando le varie differenze e proponendo delle soluzioni che poi le associazioni nazionali porteranno ai singoli Governi.
Come si riesce a trovare punti in comune sulle varie problematiche in un’organizzazione composta di rappresentanti di molti Stati con esigenze differenti tra loro?
Con il lavoro e il confronto.
Ci sono dei problemi soprattutto tra i Paesi dell’Est e dell’Europa occidentale, per esempio sulle competenze tra gli odontostomatologi e gli odontoiatri. Altri problemi sono poi di tipo economico. La crisi internazionale limita l’accesso alle cure odontoiatriche e su questo stiamo cercando di dare delle indicazioni condivise; ma non solo, stiamo approfondendo questioni come la formazione a distanza e l’armonizzazione della professionalità delle varie figure che coadiuvano il dentista nella cura del paziente. Stiamo cercando di stabilire una qualità condivisa oltre a un progetto di salute orale europeo. La libera circolazione dei professionisti in Europa è percepita dai dentisti italiani come un problema. Non crediamo che la libera circolazione dei professionisti in Europa possa essere un problema per i professionisti dei singoli Paesi e neppure per quelli italiani. I dati in nostro possesso non ci indicano grossi spostamenti di dentisti tra Stati. La professione odontoiatrica si basa su di un rapporto umano e per avere un buon rapporto umano la conoscenza della lingua del Paese in cui si va a lavorare è fondamentale. E questo per chi vuole esercitare in altri Paesi europei, salvo forse per quelli anglofoni, è un problema che frena di fatto questa libera circolazione.
GdO 2009; 9
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