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08 Settembre 2019

Governo che va e Governo che viene, la storia del mezzo pollo e del dottor Jekyll e mister Hyde dentale

di Norberto Maccagno


Queste vacanze estive ci hanno riportato indietro di molti decenni quando i governi cambiavano con il cambiare delle stagioni. La scelta di Matteo Salvini di fare cadere il Governo ci ha ricordato, e forse anche lui non lo ricordava più, che la nostra è una Repubblica parlamentare a “vocazione” proporzionale.

Lo stesso Governo Giallo-Verde era nato per la scelta dei parlamentari leghisti di abbandonare la coalizione con la quale avevano chiesto il voto (il Centro destra), per allearsi con i Pentastellati. Quindi riprendiamo dopo le vacanze con un nuovo Governo che del vecchio ha lo stesso Presidente del Consilio, gli stessi parlamentari che appoggiavano anche il precedente (i 323 dei 5 Stelle), ma una maggioranza diversa, con il PD e LeU al posto della Lega. 

 Un Governo che prima che dal Parlamento (la fiducia dovrebbe arrivare tra qualche giorno) ha avuto il via libera dai circa 63mila iscritti 5 Stelle che sulla piattaforma Rousseau hanno votato Si. Per darvi un metro di giudizio sulla “portata” del voto on line dei Pentastellati, gli utenti unici di Odontoiatria33 sono stati, a luglio, oltre 140mila, il sito della Gazzetta dello Sport ne fa 3 milioni al giorno.  

Tra le novità del nuovo Governo il Ministro della Salute, arriva il “rosso” Speranza, saluta l’On. Grillo. Per il settore è una buona o cattiva notizia? Non saprei. Salvo una intervista sul sito ANDI e qualche foto con esponenti del settore, il Ministro Grillo non ci è sembrata particolarmente interessata al settore dentale. Poteva dare una scossa alla questione fondi integrativi, era una sua personale battaglia, ma la Commissione attivata in un anno ha solo prodotto molte audizioni ma nessuna proposta. 

Se i problemi del settore sono quelli avanzati da AIO nella lettera inviata al neo Ministro Speranza, ovvero favorire l’accesso alle cure aumentando le detrazioni ed incentivare l’odontoiatria pubblica per le fasce sociali più deboli, probabilmente un Ministro di Sinistra può aiutare. Anche lo stesso PD si è detto interessato più che alla Flat Tax ad aumentare le detrazioni fiscali per i cittadini.  

Il vero punto di forza per il settore dentale in Parlamento è stata la presenza della dentista On. Rossana Boldi, che rimane come vice presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, rappresentando di fatto l’interlocutore attento e competente per l’odontoiatria pronta a raccogliere le istanze di Sindacati e CAO. Da capire se la sua “forza” persuasiva dimostrata con la presentazione ed approvazione della norma con le restrizioni in tema di pubblicità in sanità, possa ancora avere seguito anche se la Lega è passata all’opposizione. Io sono convinto che sui temi cari al settore dentale, grazie al lavoro di un parlamentare ispirato, si possano trovare ampie convergenze al di là delle ideologie e schieramenti politici.   


Pubblicità 

Che le restrizioni portate dalla norma Boldi alle norme sulla pubblicità sanitaria non piacessero alle Catene, lo si sapeva. Prevedibile quindi l’azione giudiziaria contro le Raccomandazioni stilate dalla CAO nazionale.  

Probabilmente inopportuna nei modi la scelta del presidente FNOMCeO di voler comunicare ai presidenti di Ordine l’intenzione di integrare, o stilarne ex novo, delle Raccomandazioni valiate anche dalla componente medica. Ad alcuni è sembrata invece una presa di distanza, da quanto abbiamo potuto raccogliere sembrerebbe di no. 

Ho già avuto modo di scrivere che la scelta della CAO di valutare e concordare con tutti i presidenti CAO una linea comune d’interpretazione sulle norme che regolamentano la pubblicità, e di renderle pubbliche in un documento, è stata una scelta di massima trasparenza. Il presidente Iandolo avrebbe potuto convocare tutti i presidenti CAO, concordare una linea di intervento senza comunicare all’esterno le decisioni. Nulla ai fini pratici sarebbe cambiato. Invece quella di indicare come la CAO interpreta le norme, è stato un atto di trasparenza da plaudire. 

Non è che se vengono impugnate le Raccomandazioni i presidenti CAO non giudicheranno più gli iscritti in tema di pubblicità, lo faranno ugualmente cosi come anche con le Raccomandazioni i presidenti CAO dovevano giudicare secondo la propria autonomia decisionale, come peraltro indicato nelle Raccomandazioni stesse.  

Certo, se poi l’iscritto sanzionato non è d’accordo con la decisione, può fare ricorso alla CCEPS e poi ai giudici, ma questo avviene anche con le Raccomandazioni. Avere chiaro il metro con cui i presidenti CAO giudicano i messaggi pubblicitari credo sia solo d’aiuto e possa evitare molti procedimenti disciplinari ed anche impicci legali ai proprietari delle Catene

E sono sicuro che ilpresidente Anelli abbia ben chiaro questo e che già alla prima riunione del Comitato Centrale FNOMCeO incarichi la Commissione pubblicità di integrare le Raccomandazioni CAO con le richieste dei medici.  


Crisi o non crisi 

Ogni volta che si commentano dati, il rischio è quello di cadere nelle osservazioni sulle medie statistiche del “pollo di Trilussa”.
Anche i recenti messi a disposizione da ISTAT ed elaborati dal Centro Studi ANDI si potrebbero prestare a questo commento, cercando di capire se e quanto la crisi tocca il singolo studio. Ma sappiamo che le medie sono utili strumenti per fare analisi, poi certo qualche studio avrà incrementato ed altri perso fatturato.  

Tra i tanti dati presentati da ANDI vorrei soffermarmi non tanto sul calo di fatturato ma su quello della spesa per i servizi dentistici nel 2017 (cito questo dato e non quello 2018 perché ci permette di fare il paragone con quello riferito allo stesso anno delle denunce dei redditi) che è stata pari a 9,279miliardi di euro

Certamente è superfluo ricordare che questo dato non è il fatturato degli studi dentisti italiani (studi monoprofessionale, collaboratori, studi associati e società di capitale), quello lo indica chiaramente l’Agenzia delle Entrate in 7,239 miliardi di euro. Quello è il dato che i cittadini dicono di aver speso per le cure odontoiatriche (quindi con tutti i limiti di un dato basato su di un ricordo non verificabile), quindi la differenza tra i due dati, che è poi circa il 22%, a cosa è imputabile: errore nelle risposte del cittadino, il “nero” fatto dagli studi?  

Magari anche una parte di entrambe le cose, ma molto più probabilmente quello è il valore di quanto i cittadini hanno speso negli studi dentistici non tradizionali, che non sono le Catene (quelle finiscono nel dato delle società di capitale), ma i poliambulatori, le case di cura ed ospedali privati, le cliniche universitarie che offrono cure odontoiatriche a solvenza diretta e non sono censiti dalla Entrate nello Studio di settore degli studi odontoiatrici.

Un valore difficile da raccogliere perché spesso quelle prestazioni, nei bilanci aziendali, sono inseriti tra tutte le prestazioni ambulatoriali. E se sarà confermato il valore stimato, sembra che quel tipo di assistenza stia diventando importante.  


L’abusivo liberato dal peso dell'inganno

A dare la notizia è stato il quotidiano La Repubblicanella cronaca di Bologna. Dopo 30 anni un finto dentista è stato scoperto dai Carabinieri del NAS ed ai militari ha dichiarato: “Grazie, non ce la facevo più con questa commedia. Mi chiamavano dottore di qua, dottore di là. Per favore, non dite nulla ai vicini”.

Sempre secondo il quotidiano anche moglie e figli lo credevano un vero dentista, partecipava a convegni ma soprattutto faceva consulenza (sembrerebbe come ortodontista) in altri studi della zona. Ma come ha fatto il dottor Jekyll e mister Hyde del dentale a farla franca per tanto tempo?  Perché, sempre secondo La Repubblica, per tutti questi anni si era spacciato per dentista sfruttando l’omonimia con un vero medico iscritto all’Ordine.

“Si è presentato come medico, me l’hanno fatto conoscere altri colleghi della zona”, si è giustificato sul quotidiano uno dei titolari degli studi in cui il finto medico lavorava.  

Rimane incredibile costatare come in trent’anni non solo sia l’Ordine che le Associazioni che organizzavano gli eventi a cui il finto dentista sembra aver partecipato, non abbiano mai chiesto un documento per effettivamente verificare che fosse veramente chi diceva di essere, ma anche i dentisti che lo avevamo preso come consulente (ora sono anche loro indagati) non gli hanno mai chiesto di vedere la laurea, l’iscrizione all’Ordine.  

Passino i timbri ed i documenti probabilmente falsificati, ma come si può per trent’anni fatturare a nome di un altro? Ma soprattutto, il medico di cui il finto dentista si è impossessato dell’identità, non lo conosceva nessuno? 

Unica certezza è quella che arriva delle Forze dell’ordine, che anche se dopo molti anni, al primo controllo lo hanno smascherato. 

Articolo modificato il 9 settembre 2019 ore 15:00

Photo Credit: Il Quirinale

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