Contro il Covid, per il dott. Bardellotto, servono interventi che prevedano minimi investimenti e mantengano una qualità accettabile del nostro lavoro e tutela la salute pubblica e individuale
Gentile direttore, mi permetterà di scrivere attraverso il suo giornale al prof. Carlo Guastamacchia prendendo spunto dalla sua intervista. Ho avuto la fortuna di seguire le sue lezioni all’università sull’ergonomia. Dopo 25 anni conservo ancora la sua dispensa perché quando dei concetti sono basati sulla logica matematica e sull’applicazione pratica dell’intelligenza teorica sono utili per sempre, pur dovendosi adattare a contesti in evoluzione. Per questo ho letto con molto interesse la sua intervista su Odontoiatria33. Mi aspettavo la sua solita impostazione logica e rigorosa nell’affrontare i problemi, qualche consiglio illuminante dei suoi derivato dalla sua capacità di trarre e trasmettere insegnamenti dall’affrontare i problemi.
C’è una logica nel considerare indimostrabile l’affermazione che: “Tutto non sarà come prima” ma non va nella direzione di un auspicabile cambiamento guidato proprio dagli insegnamenti che l’emergenza Covid può darci. È vero che l’odontoiatria ha vinto la battaglia contro la trasmissione dei virus parenterali; ma lo ha fatto rendendo obbligatorie una serie di misure e procedure specifiche contro la trasmissione per via parenterale; ha vinto cambiando, non aspettando la fine di un’epidemia; idem per la legionella.
Lei invita a rispettare le linee guida ministeriali che hanno dei grandi meriti. In questo caso il nemico è un virus respiratorio e hanno ben individuato il centro della battaglia che è l’aerosol salivare che noi dentisti produciamo come nessun altro. Come corollario hanno citato degli studi molto interessanti (pre covid) sul microbiota delle alte vie aeree respiratorie e sull’incidenza delle malattie dell’apparato respiratorio dei dentisti; Virus e batteri “respiratori” colpivano + 50% i dentisti già prima del Covid, presumo anche assistenti e pazienti degli studi dentistici. L’aspetto migliorabile delle linee guida è che hanno puntato quasi tutto su Dpi per operatori sanitari e pazienti.
Se i Dpi contro i virus respiratori (il Sars2-Cov è solo uno dei tanti e i matematici ci dicono che la probabilità che ne arrivino di nuovi e anche più potenti è elevata in un mondo globalizzato, con diminuzione della biodiversità e squilibri tra specie dimostrato dalla sesta estinzione di massa che è in atto) sono l’unica arma che usiamo si può vincere la guerra solo chiudendoci dentro scafandri ermetici sia noi che i pazienti. Non credo che oggi la tecnologia sia in grado di fare questo consentendoci di fare lavori che richiedono alta precisione e visibilità nemmeno per 6 ore al giorno.La logica direbbe che se il nemico è un aerosol che si infila dappertutto in un raggio di 3 metri con permanenza prolungata dobbiamo condurre la battaglia contro di lui.
Nelle linee guida non si fa alcuna menzione alle due armi più efficienti, mirate, comode ed economiche per condurre la battaglia:
1) Aspirazioni ad alta potenza, ad anello secco, che scaricano l’aria aspirata all’esterno. Attacco l’areosol alla radice, appena viene prodotto nel cavo orale Oggi mediamente gli studi sono dotati di sistemi di aspirazione ad anello umido di scarsa potenza che buttano i liquidi nella rete fognaria e l’aria la ributtano in sgabuzzini spesso vicini ai nostri spogliatoi o nei bagni. E i virus respiratori certo non temono i vortici o i filtri dei compressori.
2) Ventilazione meccanica controllata: Sono semplici sistemi di areazione con bocchette per l’ingresso di aria filtrata dall’esterno e bocchette per espellere all’esterno tutta l’aria interna.
Il poco aerosol che sfugge all’aspirazione primaria viene espulso rapidamente. I normali condizionatori con bocchette vicine o i purificatori d’aria (che animano il mercato adesso con tecnologie e filtri con mille certificazioni) tendono a far circolare sempre la stessa aria, e nella migliore ipotesi i virus si concentrano nei filtri dove gira l’aria che respiriamo.
Questo è un problema precedente al Covid che ci da l’occasione finalmente di affrontarlo. Il 50% dei condizionatori delle nostre auto e dei locali pubblici sono contaminati da microrganismi pericolosi per la nostra salute: virus (rinovirus e influenzali), muffe e funghi (Aspergillus, Cladosporium con le loro tossine), batteri (stafiloccocchi e gram negativi), acari, legionella (15% delle polmoniti).Eliminare i virus dall’ambiente è quasi impossibile ma per arrivare ad un equilibrio salutare abbattendo la carica virale sono molto più efficienti tali armi che i dpi (soprattutto dopo 6 ore di lavoro).
Noi siamo i re dell’aerosol salivare e quindi dovremmo essere i primi a promuovere questi cambiamenti nei nostri studi. Già nel breve periodo costano anche molto meno dei dpi.Per la mia salute e quella dei nostri pazienti, mi auguro che da questo punto di vista negli studi dentistici non sia più come prima. Un generale che finita l’epidemia di Covid dichiara vinta la guerra contro l’aerosol è come dichiarare di aver vinto la guerra dopo aver ucciso un soldato di un esercito di un milione di soldati.Confido che possa diffondere tali principi dato che i titolari di studi non ascoltano un semplice odontoiatra in un periodo in cui fanno già tanti sacrifici economici.
Data la sua reputazione e autorevolezza magari a lei la ascoltano e potrebbe guidare un cambiamento che richiede minimi investimenti e mantenendo una qualità accettabile del nostro lavoro tutela la salute pubblica e individuale.
Grazie per l’attenzione.
Dario Bardellotto, odontoiatra, Ordine di Como
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