Lo ribadisce una sentenza del Tribunale di Ascoli Piceno. Per il Giudice: l’ASO non può usare apparecchi RX, quindi non deve seguire corsi di radioprotezione
Gli ASO devono essere informati sui rischi legati alla radioprotezione sul lavoro perché vi si possano sottrarre ma non sono soggetti che devono sottoporsi alla formazione prevista dal decreto sulla Radioprotezione (ora Decreto101/2020) in quanto “le loro mansioni non ricomprendono l’utilizzo di apparecchi radiografici”.
A stabilirlo è il Tribunale di Ascoli Piceno dando ragione ad una dentista che si era opposta, unica su cinque studi sanzionati in Ascoli Piceno, alla sanzione comminatale (in quanto titolare di studio) dall’Ispettorato del lavoro, per non aver fatto seguire alla propria ASO il percorso formativo previsto dalla normativa sulla Radioprotezione (all’epoca dei fatti il D.L.vo 230/1995) per “il lavoratore esposto o non esposto” al rischio di radiazioni. La dentista sottopone a formazione in radioprotezione la dipendente ad un corso promosso da ANDI ma, ammessa al pagamento della sanzione, non versa la somma prevista sul verbale dell'Ispettore e di conseguenza è chiamata a risponderne davanti al giudice in Tribunale.
La denuncia avrebbe comportato alla dentista, in caso di condanna, una pena a 6 mesi di reclusione per mancato pagamento dell'ammenda di 10 mila euro.
Tribunale che dà ragione alla dentista ricordando che, secondo la normativa sulla radioprotezione (il precedente Decreto230/1995 ma anche l’attuale 101/2020), la formazione spetta solamente alla “persona a cui è attribuita l’esclusiva competenza all'uso diagnostico dell’apparecchiatura” e che il personale di studio non viene classificato come tale "in quanto non partecipa all’attività radiologica nella sala dove è istallato l’apparecchio RX”.
Personale che, invece, deve essere formato ed informato sui rischi secondo quanto disposto dall’81/08, la normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro “e a cui deve essere imposto, per quanto regolamentato dal Decreto 101/2020 a tutela degli individui della popolazione, di mantenersi in luogo sicuro durante l'erogazione raggi, nel rispetto del principio di giustificazione che impone il divieto di tutte le esposizioni indebite”, spiega ad Odontoiatria33 la dott.ssa Giancarla Rossetti esperto di radioprotezione di III Grado con esperienza pluridecennale in radiologia odontoiatrica.
“Il Decreto 230/95 prima, ed ora il 101/20, definiscono chiaramente come “lavoratore” “esposto” o “non esposto”, a seconda della misura del rischio da radiazioni a cui è comunque, in entrambi i casi, sottoposto il soggetto abilitato all’utilizzo di radiografici, quindi nello studio odontoiatrico in via esclusiva l’odontoiatra -continua la dott.ssa Rossetti che rimarca-: e l'ASO non è legittimamente 'lavoratore' relativamente al rischio da radiazioni perché non può essere esposto per ragioni di lavoro, nemmeno a dose inferiore a 1 mSv, come è per l'Odontoiatra".
“Considerare l’ASO un lavoratore non esposto in ambito odontoiatrico –avverte Rossetti- equivale a dichiarare un abuso, ammettere che un soggetto privo di titolo esegue radiografie sui pazienti esponendo a gravi responsabilità l’esercente”. Per questo, continua l’esperto, “la formazione per il rischio da radiazioni ionizzanti, a cui alcuni Esperti di radioprotezione consigliano di assoggettare l'ASO, non è giustificata e tanto meno l'abilita ad una attività che l’ASO non può svolgere”.
La dott.ssa Rossetti conclude sottolineando come “da anni consegno agli studi odontoiatrici un Ordine di servizio a firma dell'esercente (che l'ASO controfirma) in cui è previsto l’assoluto obbligo per il personale di studio di mantenersi lontano dalla sorgente RX, in luogo sicuro quando il clinico effettua la radiografia. Durante l'esecuzione dei controlli radiometrici è mostrato al personale il valore di dose - non rilevabile - nel luogo sicuro”.
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