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28 Ottobre 2013

Patologie parodontali,  gli effetti sulla salute orale e le scelte terapeutiche

Intervista al professor Leonardo Trombelli, Universita' di Ferrara

"Patologie parodontali e peri-implantari: dagli aspetti diagnostici alla strategia terapeutica" è il titolo del Workshop che il professor Leonardo Trombelli terrà a Genova il prossimo 6 dicembre.
Alla vigilia dell'appuntamento l'ufficio stampa Colgate/GABA, partner dell'evento, lo ha intervistato.

L'accumulo di placca sulle superfici dentarie è la causa di due tra le patologie infiammatorie più comuni: la gengivite e la parodontite. Qual è, a grandi linee, il processo che innesca la placca?

La presenza di un biofilm, composto prevalentemente da cellule di natura batterica, sulla superficie radicolare rappresenta la conditio sine qua non perché le malattie parodontali più comuni, ovvero la gengivite e la parodontite, si instaurino. Entrambe queste patologie sono di natura infiammatoria. La gengivite, in particolare, è caratterizzata dalla formazione di un infiltrato infiammatorio che si localizza a livello del tessuto connettivo sopracrestale (in altre parole, nella gengiva marginale) in risposta alla produzione di tossine e prodotti metabolici da parte dei batteri che si localizzano nel solco. La mancata rimozione del biofilm ne consente la maturazione in una struttura sempre più organizzata e resistente alla rimozione meccanica, che si arricchisce via via di specie più patogene, e che si associa ad un inasprimento dei segni clinici dell'infiammazione (sanguinamento, rossore, edema). La gengivite può cronicizzare o, in individui suscettibili, evolvere in parodontite. Quest'ultima mantiene il carattere di natura infiammatoria, con infiltrato infiammatorio sopracrestale a prevalenza plasmacellulare ma che comporta una distruzione dei tessuti parodontali profondi, determinando una perdita irreversibile di legamento parodontale, cemento radicolare e osso alveolare fino all'esfoliazione spontanea dell'elemento dentario.

Quali sono gli strumenti e i parametri fondamentali per diagnosticare la gengivite o la parodontite?

La diagnosi delle malattie parodontali è prevalentemente clinica. Lo strumento tradizionalmente utilizzato per effettuare una corretta diagnosi parodontale è la sonda parodontale. Per la gengivite il segno clinico patognomonico è il sanguinamento gengivale spontaneo o indotto dal sondaggio (in assenza di perdita di attacco clinico), ad indicare lo stato infiammatorio del tessuto connettivale in prossimità del fondo del solco; il parametro chiave per effettuare una diagnosi di parodontite è il livello di attacco clinico, rappresentato dalla distanza tra la giunzione amelo-cementizia e il fondo della tasca. Tale parametro obbiettiva in modo sensibile la perdita di supporto legata alla patologia infettivo-infiammatoria. L'esame radiografico, più specifico, constata la eventuale perdita di osso alveolare del dente, che comunque diventa evidente in una fase più tardiva rispetto alle variazione dei parametri di sondaggio.

Quali sono gli approcci terapeutici di elezione nel trattamento delle malattie parodontali e peri- implantari?

La terapia di elezione delle malattie parodontali e peri-implantari è basata sulla rimozione meccanica del biofilm orale dalla superficie radicolare o implantare. Caduta definitivamente la necessità di eseguire una levigatura radicolare, la moderna concezione di terapia parodontale non-chirurgica è basato sull'esecuzione del periodontal debridement, ovvero dello scompaginamento del biofilm (mineralizzato e non) attraverso una strumentazione minimamente traumatica per i tessuti duri dentari. Poiché, ad oggi, l'evidenza suggerisce che la genesi delle malattie peri-implantari (la mucosite peri-implantare e la peri-implantite) sia associata alla presenza e maturazione di un biofilm sulla superficie implantare, le strategie terapeutiche validate ad oggi per il trattamento di queste patologie sono state mutuate dalla parodontologia. Tuttavia, i risultati ottenuti dalla strumentazione meccanica della superficie implantare a cielo coperto non sono, per ora, incoraggianti. La terapia non-chirurgica, infatti, mostra un effetto microbiologico e clinico abbastanza modesto e di durata limitata, in particolar modo nei casi di peri-implantite.

Sono attualmente disponibili degli ausili chimici che possono aiutare a prevenire le malattie parodontali e peri-implantari?

Laddove ve ne sia indicazione, la terapia parodontale può essere efficacemente integrata con l'utilizzo di antimicrobici. A livello domiciliare, il triclosan, il fluoruro amminico/fluoruro stannoso e la clorexidina rappresentano tre tra i principi attivi più potenti. I dati di letteratura sembrano attestare un effetto positivo dei dentifrici a base di triclosan nella prevenzione primaria e terziaria della parodontite. La clorexidina è una molecola di comune utilizzo per il suo potente effetto battericida aspecifico, determinante nel prevenire / controllare la riformazione del biofilm sulla superficie radicolare dopo che quest'ultima è stata detersa. Gli antibiotici somministrati per via sistemica, infine, possono rappresentare un utile ausilio alla terapia professionale ma in casi selezionati. In particolare, le forme aggressive di parodontite sembrano beneficiare significativamente dell'assunzione di antibiotici sistemici a seguito della strumentazione meccanica. Esistono dati che sostengono l'efficacia di antibiotici somministrati localmente nella terapia della peri-implantite, anche se l'evidenza scientifica attualmente disponibile non è particolarmente solida. E' importante rimarcare che antibiotici e antimicrobici non devono essere utilizzati come monoterapia, ma sempre in associazione a un'efficace rimozione meccanica, domiciliare e professionale, del biofilm.

Quali strategie terapeutiche sono indicate nei casi di parodontite più avanzata?

In alcuni casi la terapia parodontale non-chirurgica può mostrare dei limiti, legati essenzialmente a condizioni anatomiche/morfologiche locali sfavorevoli (es. presenza di lesioni inter-radicolari severe, difetti infraossei). In questi casi, la persistenza di tasche parodontali profonde associate a sanguinamento al sondaggio persistente a seguito della fase non-chirurgica può richiedere il ricorso alla chirurgia, che prevede fondamentalmente tre tipologie di approccio che hanno diverse finalità e obbiettivi terapeutici: l'approccio conservativo, basato sul curettaggio a cielo aperto della lesione, l'approccio resettivo con correzione dei difetti ossei mediante ostectomia/osteoplastica e l'approccio rigenerativo, che comporta la ricostruzione dei tessuti parodontali profondi. A questo proposito, nell'ambito dell'offerta formativa dell'Università di Ferrara, il Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio delle Malattie Parodontali e Peri-implantari propone, ormai da anni, un Corso Avanzato annuale di formazione in chirurgia parodontale, che ogni anno ospita liberi professionisti che desiderano approfondire le proprie conoscenze relativamente alla terapia parodontale chirurgica (per maggiori dettagli vedi qui)

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