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07 Luglio 2008

Fondi sanitari integrativi: opportunità o problema?

di Norberto Maccagno


A pochi giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto sui fondi integrativi del ministro Livia Turco, si è rivelato estremamente attuale il convegno organizzato dal dipartimento regionale Veneto dell’Andi dal titolo Impatto sulla professione odontoiatrica del decreto sui fondi sanitari integrativi, che ha visto la presenza, tra gli altri, del ministro al welfare Maurizio Sacconi, del presidente nazionale Cao Giuseppe Renzo, del presidente nazionale Andi Roberto Callioni, del presidente regionale Andi Alessandro Zovi, del segretario sindacale regionale Andi Luca Dal Carlo e di Oscar Carli, già presidente nazionale Andi, in qualità di moderatore. Gli interventi del ministro e del presidente Callioni sono disponibili sul sito dell’Andi.

Il ministro al welfare Maurizio Sacconi e l’intero Governo sembrano avere una posizione favorevole nei confronti dei fondi integrativi del Sistema sanitario nazionale (introdotti dal ministro Livia Turco) per coprire ciò che è oggi privato, quindi anche l’odontoiatria. E più in generale sembrano appoggiare un modello di sanità dove probabilmente l’attuale studio monoprofessionale troverà difficoltà a collocarsi; salvo non si riesca a trasformare il cambiamento in corso, da problema a opportunità.
Forse coloro che pensavano che il centro-destra avrebbe sostenuto la sanità privata saranno stati stupiti dalla difesa del ministro Sacconi dell’opportunità di attivare i fondi integrativi del Ssn.
“Non sarei onesto se non vi dicessi - ha detto il senatore Sacconi durante l’incontro - che i fondi integrativi sono destinati a crescere. Ma non perché lo dico io: sarà il mercato a imporlo e la sanità pubblica sta cambiando. Noi stiamo lavorando affinché si passi da un sistema di welfare-state a uno di welfare-community ovvero da un sistema che viene garantito non solo da una pluralità di erogatori pubblici e privati dal lato dell’offerta, ma anche attraverso una pluralità di forme in cui la domanda si organizza.”
Questo perché la sanità pubblica difficilmente riuscirà a soddisfare le sempre più pressanti richieste dei cittadini.
“Le previsioni - continua il ministro - indicano che entro il 2050 la spesa per la sanità pubblica raddoppierà. Stiamo vivendo una fase di transizione del Ssn, della politica della salute e più in generale del modello sociale. Il nostro compito sarà quello di configurare un nuovo modello sociale più equilibrato, anche in termini di composizione della spesa interna. L’attuale modello sociale è fortemente squilibrato dal lato delle prestazioni previdenziali e questo eccesso di spesa ha tendenzialmente penalizzato altre voci, tra cui la spesa socio sanitaria”. “Una situazione - dice il ministro - che non può reggere in termini di bilancio.” E si dice preoccupato della netta spaccatura tra Nord e Sud in termini di servizi e qualità: “il problema non è la carenza degli investimenti; la causa del disagio è nelle scarse capacità di chi amministra. In un’Italia così spaccata bisogna impegnarsi per garantire ovunque e in modo equo prestazioni fondamentali, accessibili a tutti i cittadini senza che siano costretti alla mobilità territoriale. Noi siamo convinti che un passaggio importante per riuscire in questo scopo sia il federalismo fiscale: dove in larga parte si misura la spesa della salute. Un meccanismo caratterizzato soprattutto dalla responsabilità e anche un meccanismo solidale, che preveda che le regioni, al di là della loro capacità impositiva, abbiano garantite entrate corrispondenti ai livelli essenziali delle prestazioni, calcolati secondo costi standard e non secondo la spesa storica come accade oggi. Con una fortissima attenzione sul fronte della spesa pubblica, che non significa ridurre i servizi o la qualità degli stessi ma vuole innescare meccanismi di responsabilità in chi amministra, in modo da sollecitare equamente e diffusamente processi virtuosi che diano effettivamente una distribuzione in tutto il paese di funzione ed efficienza.”
Anche sul tema dei Lea (i livelli essenziali di assistenza) Sacconi è molto chiaro: difficile dare più di quanto si dà oggi. Infatti, come dice il ministro “gli stessi Lea approvati dal Governo di centro-sinistra, non hanno trovato la copertura finanziaria e sono stati bocciati dalla Corte dei conti”. E per quanto ci riguarda, quei Lea non portavano nessuna novità in tema di assistenza odontoiatrica.

In tema di fondi integrativi, alle preoccupazioni che suscita l’avvento dei terzi paganti anche per le prestazioni odontoiatriche, nei confronti delle grosse strutture accreditate, Sacconi è chiaro: “Capisco benissimo il vostro problema, ma siccome non sono venuto a raccontarvi storie vi dico in tutta onestà che coloro che hanno necessità di cure si stanno organizzando: e i fondi sono la risposta. Questi si svilupperanno sempre di più anche per via dei contratti di lavoro. E' scontata una loro grande diffusione. E non posso dire neppure che mi dispiaccia: possono essere strumenti che permettono al lavoratore dipendente di recuperare potere d’acquisto. Nessuno si illuda che la domanda di sanità possa essere sostenuta dal pubblico; il pubblico al massimo potrà utilizzare la leva fiscale per incoraggiare forme di aggregazione della domanda.”
Per il ministro è sbagliato bloccare l’organizzazione della domanda; bisogna tutelare la qualità, bisogna creare un sistema non governato dal mercato, ma basato sulla qualità dell’offerta. “Non possiamo impedire che il mercato, la domanda, ma anche l’offerta, vogliano organizzarsi. Quello che possiamo fare è vigilare, mantenere alti i requisiti nell’esercizio della professione, vigilare che non vengano mai abbassati in nome di una malintesa interpretazione della concorrenza.” E in questo passaggio critica fortemente le liberalizzazioni volute dal ministro Bersani anche per quanto riguarda l’abolizione delle tariffe minime perché, dice, ci deve essere una indicazione di riferimento che indichi quale sia il rapporto tariffa/ giusta qualità.

In che modo il Governo intende intervenire sulla qualità dell’offerta? “Sostenendo gli ordini professionali e riproponendo la centralità della professione medica” - dice Sacconi, che annuncia l’intenzione di intervenire nelle modalità della formazione dei professionisti della salute: disciplinando i criteri d’accesso alla professione, la formazione universitaria, quella specialistica, l’aggiornamento, regolamentando i confini tra la professione medica e le professioni che si stanno formando a seguito della forte domanda di salute, ma non hanno le caratteristiche qualitative necessarie e spesso tentano di appropriarsi del ruolo che è esclusivo del medico.
“Lavoreremo per agire su questi punti per proteggere la professione dalle incursioni improprie”, annuncia. E il consiglio del ministro ai dentisti italiani è chiaro: organizzatevi. “Organizzate la qualità dei servizi che offrite anche con forme di autodisciplina, anche con i bollini di qualità. Evidenziate la qualità del vostro modo di organizzarvi, evidenziate la vostra deontologia professionale. Ponetevi il problema di come organizzarvi all’interno di un mercato che non può essere più di tanto regolamentato. Non pensate di fermare l’evoluzione delle cose, criminalizzandole e scotomizzandole. Quello che possiamo fare insieme è vigilare sul mercato in modo che ci siano regole chiare che garantiscano la qualità del servizio che viene reso. Regole anche sovranazionali per evitare che altri, in altre nazioni, con regole più permissive e qualità scadente, possano competere con le vostre prestazioni.”

GdO 2008; 11

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