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06 Maggio 2009

Pletora: colpa dell'università?

di Norberto Maccagno


Da sempre sento dire che uno dei mali che affligge il settore odontoiatrico è la pletora. Ovvero l’eccessivo numero di dentisti che esercitano rispetto al numero di cittadini residenti: i potenziali clienti.
Tra le pagine di questo giornale trovate i dati aggiornati sugli iscritti all’Albo degli odontoiatri diffusi dalla Fnomceo.
Siete 56 mila.
Ipotizzando che al 31 dicembre 2008 i dati Istat (a oggi sono disponibili fino a ottobre) indicheranno, come stimato, che gli italiani hanno superato la soglia dei 60 milioni, i potenziali clienti per ognuno di voi sono poco più di un migliaio. Considerando, poi, che non tutti vanno dal dentista il numero si riduce drasticamente fino a dimezzarsi.
Tra poco avremo il dentista di famiglia, ovvero un dentista avrà come pazienti un solo nucleo familiare.
Di chi è la colpa?
Da sempre si indica l’università, accusata di sfornare troppi concorrenti. Qualche hanno fa c’era chi, provocatoriamente, chiedeva persino la chiusura dei corsi di laurea per qualche anno.
Ma non è così.
Se analizziamo i dati della Fnomceo con la curiosità di capire veramente cosa ci “dicono” i numeri, scopriamo che l’università non c’entra.
Mi spiego.
I dati della Fnomceo indicano, per i medici, un incremento del numero di iscritti costante nel tempo, circa 10-12 mila ogni tre anni seguendo, ovviamente, il numero di laureati in medicina: circa 5-6 mila ogni anno.
Il discorso è invece diverso per gli odontoiatri.
Dal 1991, quando gli scritti erano 22.063 a oggi, l’albo ha quasi triplicato il numero di iscritti segnando un + 34mila.
Certamente il dato risulta falsato dalla legge 14 del 2003 che impose agli iscritti all’Albo dei medici di iscriversi anche a quello degli odontoiatri se avessero voluto esercitare la professione di dentista; abolendo l’istituto dell’annotazione. E, infatti, i dati in nostro possesso registrano un incremento di 10.069 unità degli iscritti tre anni dopo l’entrata in vigore della legge. Incremento proprio di poco superiore ai 9.572 annotati registrati nel 2003.
Dall’ultimo censimento effettuato nel 2006 a oggi, quando la situazione dei doppi iscritti doveva essere definitivamente chiusa - visto che dal 5 maggio 2004 anche il Consiglio di Stato obbligava i medici che volevano fare i dentisti a iscriversi all’Albo degli odontoiatri - il numero di nuovi iscritti è stato di 4.114: teoricamente 1.370 l’anno, ma non abbiamo i dati disaggregati.
Seguendo il ragionamento che porta a indicare l’università la causa del numero di nuovi iscritti, la maggioranza di quei 4mila iscritti dovrebbe essere rappresentata da neolaureati.
Invece non sembra essere così.
Dal 1999, secondo i dati che siamo riusciti a trovare, la media dei posti disponibili presso gli atenei sede di corso di laurea in odontoiatria sono stati circa 800 per anno. Quindi se tutti gli studenti si fossero laureati nei 5 anni avremmo 2.400 nuovi dentisti.
Grazie al sito del Miur riusciamo a essere ancora più precisi: nel 2006 i neolaureati sono stati 311, nel 2007, 541. Non è ancora pubblico il dato del 2008, ma stiamo generosi e ipotizziamo che sia di poco superiore a quello del 2007: 600 neolaureati.
Nell’anno scolastico 2007/2008 gli iscritti, matricole e fuori corso compresi, in tutti gli atenei sede di corso di laurea erano 4.043.
Quindi, appurato che negli ultimi 3 anni i neolaureati sono stati circa 1500, chi sono gli altri 2600 neo iscritti all’Albo degli odontoiatri?
Molto probabilmente medici che hanno scoperto la vocazione, in questo caso tardiva, della cura della carie. Oppure, e la cosa sarebbe decisamente più grave, medici che già facevano i dentisti, ma lo facevano abusivamente, senza essere iscritti all’Albo degli odontoiatri.
Ma i dati resi pubblici dalla Fnomceo pongono un altro dubbio. Sono 56mila gli esercenti l’odontoiatria? E, di conseguenza, il rapporto dentista/pazienti è corretto.
Ovviamente non lo sappiamo.
L’unico dato che ci permette di avanzare una ipotesi è quello che arriva dall’Agenzia delle entrate che recentemente ha pubblicato i dati sugli studi riferite alle dichiarazioni sui redditi del 2007 (ve ne parleremo sul prossimo numero). L’Agenzia delle entrate ha così contato coloro che svolgono la professione di dentista: 35.095 i liberi professionisti, 4.513 le società di persone e 1.019 le società di capitali. In tutto 40.630 contribuenti.
Quindi mancano all’appello circa 16 mila iscritti.
Tutti dipendenti di strutture pubbliche e delle società di capitali oppure molti di loro mantengono solo l’iscrizione all’Albo senza esercitare?

GdO 2009; 6

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