Un odontoiatra che si ritiene mediamente più bravo degli altri dentisti, che non sa quanto ha investito per la sua professione negli ultimi tempi e che teme principalmente la concorrenza dei propri colleghi ma che non consiglierebbe la propria professione ai giovani può essere la sintesi della fotografia portata dall'Osservatorio OCPS Bocconi e Servizio Studi ANDI al VI Workshop di Economia Odontoiatrica svoltosi sabato scorso a Cernobbio (CO) ed illustrata dalla prof.ssa Erika Mallarini e dal prof. Mario Del Vecchio (nella foto).
Scenario
La fotografia della professione analizzata dalla SDA Bocconi attraverso i dati rilevati ad un sondaggio ANDI e da altri dell'osservatorio OCPS della stessa Bocconi, mostrano una professione che sta subendo una contrazione di richieste di cure. Cala ancora il numero di pazienti che vanno dal dentista (39,3% nel 2005 contro il 37,9% del 2013) e quando ci vanno lo fanno per risolvere un problema o per fare visite di controllo o sedute di igiene. Una popolazione odontoiatrica (ovvero i dentisti) sempre più anziana, il 77,7% di coloro che hanno partecipato al sondaggio ha più di 45 anni ed il 69% lavora da più di 20 anni.
Il modello libero professionale, lo studio monoprofessionale, è quello che caratterizza ancora oggi in prevalenza l'esercizio professionale: il 75% degli studi è gestito dal solo titolare, il 9% in condivisione, il 13% gli studi associati mentre le società di capitale sono al 3%.
Studi dentistici che vedono in media 10 pazienti al giorno (il 45,9% ha dichiarato questo) mentre il 73% cura prevalentemente pazienti abituali che sono tra il 70 ed il 90% di tutti i pazienti visti.
La percezione di se stessi
Dai dati presentati, il dentista ha un'ottima percezione di sè. L'81% degli odontoiatri ritiene che la professionalità del suo studio sia superiore alla media ed il paziente lo ha scelto proprio per questo motivo, ed infatti la maggior parte ritiene che il paziente li abbia preferiti per la reputazione e continuino a frequentarlo per il rapporto di relazione che si è instaurato.
Concorrenza
Solo l'11% dei dentisti sondati pensa di aver pochi concorrenti mentre il 47% ritiene che la concorrenza sia aumentata. Il concorrente principale è considerato il dentista tradizionale seguito a buona distanza dalle catene odontoiatriche, dagli studi associati, dalle strutture private che erogano esclusivamente prestazioni odontoiatriche, dalle strutture pubbliche e dalle strutture sanitarie private che erogano anche prestazioni odontoiatriche.
In contrasto con il comune sentire dei dentisti italiani, per SDA Bocconi la concorrenza più rilevante arriverà invece proprio questi ultimi che hanno "potere d'investimento e credibilità sanitaria".
Il mercato
La crisi continua a farsi sentire ma il dentista comincia a vedere la luce al fondo del tunnel, almeno questa è la lettura data ai dati presentati. Ma potrebbe bastare un piccolo imprevisto, come una norma penalizzante, per riportare il settore sul bordo del baratro; almeno questa è la convinzione degli esperti.
Le difficoltà riscontrate nel 2015 sono per il 91% degli intervistati da imputare al crescere dei costi ed alla burocrazia, per il 70% dal calo della domanda, il 68% dal ritardo dei pagamenti mentre il 51% dall'aumento della concorrenza. Sul fronte ricavi il 49,3% ha dichiarato di aver sostanzialmente confermato quando fatto l'anno prima, mentre il 33,2% ha dichiarato un calo dei ricavi, al contrario del 17,6% che li ha aumentati.
Ma i dentisti italiani quali iniziative hanno messo in tatto per fronteggiare la crisi? Quali investimenti hanno fatto?
Il 77% ha dichiarato di non saper valutare gli investimenti fatti, forse perché non ne hanno fatti hanno commentato gli esperti della Bocconi.
Formazione, aggiornamento professionale, ammodernamento del proprio studio, riorganizzazione dello stesso, riduzione o diversificazione delle tariffe (anche se solo il 18,9% ha dichiarato di averle ridotte contro il 14% di coloro che le ha aumentate) tra le iniziative intraprese dai dentisti.
La visione del proprio futuro è moderatamente positiva visto che il 60% dichiara che il 2016 sarà simile al 2015 mentre l'11% degli intervistati vede un miglioramenti.
Futuro professionale
Il dato più negativo che emerge dall'analisi presentata a Cernobbio è sicuramente quello sulla visione del futuro professionale dell'odontoiatria in generale. Il 34% degli intervistati alla domanda se dovesse scegliere oggi se intraprendere al professione ha risposto che non lo farebbe. Ovvero: sconsiglio di fare questa professione.
Una visione negativa dettata più dalle difficoltà di esercitare la professione piuttosto che da un disinnamoramento verso la pratica clinica.
E la conferma la si ha dalle risposte alla domanda: "se potessi e ne esistessero le condizioni ..." cosa faresti?
Circa il 70% si rimetterebbe a studiare per innovare lo studio, oltre il 50% terrebbe lo studio anche a fronte di una minore redditività mentre solo il 20% lo venderebbe o affitterebbe ad altri. Quasi la totalità dei partecipanti al sondaggio non si affiderebbe ad un gruppo in franchising.
Soluzioni percorribili
I docenti della Bocconi indicano in due le strade percorribili per combattere il mercato che cambia. La prima è quella di creare strutture più grandi che permettano di organizzare meglio l'offerta ed abbattere i costi per poter competere sul fronte dei prezzi.
L'altra è quella di fare Rete mantenendo la propria individualità. Soluzione, questa, che per SDA Bocconi potrebbe essere la migliore vista la forte natura individualistica del dentista libero professionista, ma che potrebbe avere successo solo se organizzata e coordinata dall'associazione.
Norberto Maccagno
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