L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) interviene, anche a seguito di una denuncia dell’associazione “Costruiamo il domani”, in merito all’accesso alla facoltà di odontoiatria e protesi dentale pubblicando un parere sul proprio bollettino del 4 maggio scorso.
L’Autorità rileva “che le restrizioni numeriche determinate con modalità non proporzionate rispetto alla finalità che con il numero chiuso si intende perseguire per l’accesso a un corso di laurea possono determinare ingiustificate limitazioni all’accesso all’esercizio di una professione, con la conseguente limitazione della concorrenza tra professionisti.”
Sintetizzando, per l’Antitrust, l’attuale criterio che regola l’accesso a numero chiuso non garantisce la libera concorrenza, ma tutela esclusivamente gli interessi dei professionisti.
In particolare il documento evidenzia come il criterio adottato per determinare il numero di studenti che possono accedere al corso di laurea non si basa solo sul fabbisogno formativo ma anche sul fabbisogno occupazionale del Ssn favorendo logiche corporative. Sotto accusa il Tavolo tecnico, creato per svolgere funzione di raccordo tra i diversi soggetti chiamati a indicare il numero di studenti da iscrivere, che a detta dell’Authority mirerebbe a impedire la concorrenza nel settore.
Tavolo tecnico, cui partecipano anche la conferenza Stato-regioni, le Regioni, il Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario, i presidenti delle Conferenze dei presidi delle
facoltà di medicina e chirurgia e di medicina veterinaria, l’osservatorio delle professioni sanitarie,
la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri.
Per evidenziare come i posti non siano scelti sulla base di un’effettiva capacità formativa delle sedi di corso di laurea, l’Autorità ricorda come lo scorso anno gli atenei avevano indicato 919 posti disponibili, mentre i posti indicati secondo il fabbisogno di professionalità erano 672. A fronte di ciò, dice l’Antitrust, il Tavolo tecnico indicò in 830 il numero di possibili iscritti.
Sulla base di tali considerazioni, l’Autorità auspica che un ampliamento dell’offerta formativa per i corsi in odontoiatria avvenga sia mediante una revisione della definizione del rapporto tra studenti e poltrona odontoiatrica per le esercitazioni pratiche sia mediante l’adozione di un’organizzazione universitaria che ottimizzi l’utilizzazione delle poltrone odontoiatriche, per esempio attraverso la previsione di turni, permettendone l’uso da parte di più gruppi di studenti.
Intanto, l’8 luglio l’associazione “Costruiamo il domani” sosterrà il ricorso al consiglio di Stato in merito all’esclusione di uno studente siciliano. “Le nostre motivazioni - ci dice Giuseppe Lipari fondatore del Comitato - sono le stesse indicate dall’Antitrust, quindi abbiamo buone speranze. Se il consiglio di Stato si pronuncerà negativamente ci appelleremo all’Europa.”
Nel caso il consiglio di Stato accogliesse il ricorso si aprirebbe la strada per le centinaia di ricorsi presentati in questi mesi al Tar e al consiglio stesso.
I PARERI
Dorigo: rivedere le regole per garantire una formazione di qualità fornendo assistenza odontoiatrica ai cittadini
“Fin dall’istituzione della laurea in odontoiatria e protesi dentale - ci spiega la professoressa Elettra De Stefano Dorigo presidente del Collegio dei docenti - l’allora ministero della Pubblica istruzione si preoccupò delle reali potenzialità didattiche e cliniche delle sedi per il calcolo del numero programmato.” Con la legge 833/78 si invitavano Università e Regioni a stipulare convenzioni per
disciplinare, anche sotto l’aspetto finanziario, l’apporto nel settore assistenziale delle facoltà di medicina alla realizzazione degli obiettivi della programmazione sanitaria regionale.
“Purtroppo - spiega la professoressa Dorigo - molte facoltà avviarono il corso di laurea senza stipulare le previste convenzioni, mentre da parte sua il Cun (Consiglio universitario nazionale) aveva indicato la corrispondenza tra il numero di studenti iscrivibili al primo anno di corso e le postazioni di lavoro nella misura di due studenti per ciascun riunito odontoiatrico.”
Con la legge n. 47/84 è sancita l’obbligatorietà del tirocinio pratico per gli studenti di odontoiatria direttamente sui pazienti. Da allora il reale svolgimento dell’attività pratica nelle discipline professionalizzanti da parte degli studenti è stato considerato il parametro più specificatamente riferibile alla qualità della formazione.
I successivi ordinamenti 580 e 270, che hanno comportato l’attivazione nell’a.a. 2001/02 della laurea specialistica in odontoiatria e protesi dentaria e per l’a.a. 2009/10 l’attivazione della laurea magistrale in odontoiatria e protesi dentaria della durata di sei anni, hanno ampliato l’attività di tirocinio clinico condotto direttamente dallo studente come primo operatore sotto la supervisione di odontoiatri/tutori inserendola nel contesto più ampio delle prestazioni assistenziali erogate dalle cliniche odontoiatriche all’interno dei dipartimenti assistenziali.
“L’obiettivo - continua la professoressa Dorigo - che ora ci poniamo come docenti caparbiamente impegnati nell’ambito delle università pubbliche è quello di individuare tutti gli strumenti operativi che ci consentono di ottemperare al meglio alla nostra funzione garantendo ai futuri odontoiatri una preparazione teorico-pratica certificata di qualità, unica garanzia dei neo laureati per affrontare senza timore l’inevitabile concorrenza nell’esercizio della professione. Concordiamo con l’Antitrust sul fatto che non basta la disponibilità di un numero coerente di riuniti perché l’attenzione va, infatti, focalizzata sull’effettivo utilizzo degli stessi ai fini dell’espletamento di un’attività assistenziale congrua. È chiaro che bisogna definire il termine “congruo” in funzione dei corsi di studio e delle scuole di specializzazione attivati, ma è altrettanto evidente che l’attenzione ora si sposta dal quadro normativo accademico alla modalità di erogazione di prestazioni assistenziali odontoiatriche da parte delle cliniche universitarie.”
Callioni: un’ulteriore spallata al modello libero professionale che penalizzerà i giovani
Il presidente dell’Andi Roberto Callioni si dice preoccupato sul pronunciamento dell’Antitrust.
“La sostanziale liberalizzazione del numero di accessi auspicata – dice - lascia presagire uno scenario caratterizzato da un numero di odontoiatri inflazionato, che certamente promuoverebbe, come auspicato da Antonio Catricalà, un regime di iperconcorrenza.”
Per Callioni l’obiettivo è quello di scardinare il rapporto tra numero di esercenti e pazienti (uno a duemila) indicato dall’Oms come ideale, rapporto già oggi ampiamente disatteso, continuando a mettere seriamente a rischio la sopravvivenza del libero professionista.
“Libera professione - dice il presidente Andi - già penalizzata dalla Legge Bersani, rispetto alla quale la stessa Antitrust, nelle scorse settimane, si è pronunciata anche contro la Fnomceo molto severamente per non averne recepito completamente lo spirito. In realtà – continua - i due pronunciamenti dell’Autorità sono la conseguenza di un’oramai irrinunciabile e non più rinviabile riforma delle professioni, che porti con sé connotati europeistici e che, se integrata proprio a Bruxelles con analoghe iniziative di altri Paesi europei, avrebbe potuto, nel tempo, senza invocare barriere protezionistiche, trovare ragionevoli soluzioni. Ora invece le conseguenze possono essere deflagranti per una professione smarrita, nella quale giorno dopo giorno i dentisti italiani, come si può apprendere dai quotidiani attraverso inserti pubblicitari più o meno veritieri, affrontano le sfide di un mercato senza regole.”
E il futuro della professione, per Callioni, è tutt’altro che roseo intravedendo profondi cambiamenti, soprattutto nelle grandi metropoli, in particolare per le giovani leve. Cambiamenti, conclude, causati anche da “atteggiamenti di retroguardia di coloro che non hanno voluto con determinazione sostenere quelle scelte di cambiamento indispensabili per l’odontoiatria del presente, tradendo così le aspettative dei dentisti italiani”.
Renzo: sbagliato pensare solamente al mercato come sbagliato giudicare corporativo il comportamento dell’Ordine
“Non si sono ancora attenuate le polemiche sollevate dalla relazione finale dell’indagine conoscitiva realizzata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato nei confronti degli Ordini professionali - commenta il presidente della Cao nazionale Giuseppe Renzo - che si deve registrare un’ulteriore dura presa di posizione contro gli Ordini e in particolare contro la rappresentanza istituzionale degli odontoiatri. Ancora una volta, l’Antitrust pone al centro delle sue preoccupazioni esclusivamente l’argomento relativo al corretto dispiegarsi della concorrenza come fondamento della libertà di accesso al mercato. L’Autorità, pure ammettendo che alcune restrizioni per l’esercizio di un’attività professionale possano essere giustificabili, in quanto la qualità minima delle prestazioni dovrebbe essere garantita dalle selezioni per l’accesso alla professione, ritiene che tali restrizioni debbano essere valutate con grande attenzione e cautela.”
Ricordando come l’Authority ritenga che le norme che regolano l’accesso ai corsi di laurea non garantiscano una seria valutazione dell’accesso alla professione privilegiando soltanto il tema del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo, il presidente Cao sostiene che l’Antitrust si contraddica, giudicando negativamente alcuni criteri elaborati per quanto riguarda l’accesso al corso di laurea in odontoiatria come quello relativo alla sussistenza di un riunito per ogni studente in formazione. “Questo è un criterio che fa riferimento certamente non al fabbisogno occupazionale bensì agli aspetti formativi” ricorda Renzo.
“Quello che più amareggia - continua - è, però, la riserva mentale dell’Autorità che, in modo aprioristico, ritiene che la partecipazione della Federazione al processo di individuazione del numero degli aventi diritto a partecipare al corso sia improntata soltanto su logiche privatistiche e corporative dirette all’esclusivo scopo di impedire un accesso libero alla professione odontoiatrica.”
“In realtà - conclude il presidente Cao – siamo, ancora una volta, di fronte a posizioni rigide che vorrebbero escludere gli Ordini e la Federazione da qualsiasi processo decisionale, considerandoli, volutamente e in modo distorto, portatori d’interessi corporativi della categoria a tutto discapito dell’interesse della collettività. Si tratta di una posizione paradossalmente “conservatrice” che subordina la tutela della salute dei cittadini garantita dall’alto livello qualitativo delle prestazioni sanitarie, al “dio del libero mercato” che solo potrebbe garantire equità e giustizia sociale.”
GdO 2009; 9
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