Dalla vicenda Welby al vaccino contro il papilloma virus, dal profilo professionale dell’odontotecnico al protocollo per l’accertamento dell’età dei minori non accompagnati. Queste sono solo alcune delle tematiche trattate tra il 2006 e il 2009 dal Consiglio superiore di sanità, l’organo consultivo di carattere tecnico-scientifico del ministro della Salute, formato da cinquanta componenti nominati dal dicastero che si sono distinti nelle diverse discipline mediche. Un Consiglio che per la prima volta ha contato tra i suoi membri un odontoiatra libero professionista e che ha visto nobilitare la professione e tributare all’odontoiatria un grosso riconoscimento, non solo da parte delle istituzioni, ma anche dell’università e delle altre discipline mediche.
Questo il bilancio che ha fatto Roberto Callioni, presidente Andi, al termine del suo mandato come componente del Consiglio. “È stata un’esperienza che da un punto di vista umano e professionale mi ha fatto crescere molto” racconta Callioni al Giornale dell’Odontoiatra “ma soprattutto che ha dato all’odontoiatria libero-professionale quel riconoscimento che finora non le era stato tributato. L’odontoiatria è stata infatti chiamata a discutere e a decidere su questioni fondamentali, che non hanno riguardato solo il nostro campo, e ha dimostrato di poter fornire un importante contributo anche su quegli argomenti etici e morali che si sono imposti in questo triennio all’attenzione di tutto il Paese, come la vicenda di Piergiorgio Welby. Devo dire che all’inizio la mia nomina ha destato un certo scalpore. Ma con l’impegno è stato confermato che anche l’odontoiatria può sedere in questo consesso e portare elementi costruttivi al dibattito.”
Un riconoscimento che è partito in primis dalle istituzioni. “È vero. I membri del Consiglio sono nominati direttamente dal ministero della Salute. Già il fatto che sia stato chiamato - allora c’era Livia Turco - rappresenta un’apertura alla professione e in particolare agli operatori del territorio. Non è un caso che io sia, oltre che un libero professionista, il presidente di quello che con i suoi quasi 23mila iscritti al 2009, pari a circa il 60% dei professionisti, può essere definito il principale sindacato. E d’altra parte la mia nomina è stata anche in un certo senso un riconoscimento dello stato di sofferenza in cui versa il nostro settore - e forse proprio un primo passo verso di noi - e un riconoscimento dell’impegno della libera professione alla quale afferiscono la maggior parte dei pazienti italiani.”
A proposito della professione, diverse sono state le tematiche che l’hanno interessata. Prima fra tutte, il profilo professionale dell’odontotecnico, cui è stata dedicata una commissione ad hoc. “È stata una questione che ci ha impegnati a lungo” spiega Callioni. “La posizione che ne è uscita ha inevitabilmente tenuto conto di tutte le istanze presenti, che spesso sono state in contrasto fra loro. La professione odontoiatrica non era infatti favorevole alla definizione del profilo dell’odontotecnico in ambito sanitario, al contrario degli universitari, ma purtroppo eravamo in minoranza. È passato comunque un documento in cui è stato ribadito il divieto di operare sul cavo orale.
Un’altra tematica di grande rilevanza è stata l’introduzione delle specializzazioni dell’odontoiatria pediatrica, odontoiatria clinica generale e ortognatodonzia. Anche in questo caso ho espresso la mia contrarietà a una linea che rischia di portare a una parcellizzazione della specializzazione. D’altra parte mi è sembrata anche in contraddizione con la presenza di un corso di laurea specifico, ora di sei anni.”
Tra le altre questioni al centro del Consiglio, anche l’uso di anestetici topici, che è stato dichiarato improprio per gli igienisti, e un protocollo che permette agli operatori della salute l’accertamento dell’età dei minori in assenza di documenti di identificazione attraverso varie tecniche, tra cui la panoramica e la radiografia al polso. Una situazione, questa, con cui gli odontoiatri si trovano ad avere a che fare spesso, soprattutto nel caso di immigrati non regolari che difficilmente hanno documenti d’identità.
“Una tematica che mi ha colpito per il suo grande impatto civile e culturale” aggiunge il presidente dell’Andi “è l’introduzione, tra le misure di prevenzione del tumore al collo dell’utero, del vaccino contro il papilloma virus. Ma anche la definizione delle modalità d’impiego della Ru 486, la pillola per l’interruzione della gravidanza. Argomenti che hanno una grande risonanza non solo nel nostro Paese e che sono destinati a incidere sulla società stessa.”
Insomma, un’esperienza estremamente positiva. “Credo, per di più, che il mio mandato sia stato utile anche per ricordare alla nostra stessa professione che l’essenza del nostro lavoro è manuale, imprenditoriale, ma anche intellettuale e che la nostra missione, come quella degli altri professionisti della sanità, è importante, perché da noi dipende la salute orale dei pazienti. C’è però un piccolo appunto che vorrei fare e riguarda l’organizzazione stessa del Consiglio, che a mio parere andrebbe riformata. Accanto alle tematiche di carattere nazionale o di maggior impatto, ci siamo dovuti occupare di una miriade di piccole questioni di carattere eccessivamente tecnico che ci hanno impegnati a lungo. Questioni certamente importanti ma che credo, proprio perché molto tecniche, sarebbe più opportuno se fossero di competenza dell’Istituto superiore di sanità. Per quanto riguarda il Consiglio, invece, andrebbe potenziata la fase di programmazione e monitoraggio.”
Tante le tematiche trattate quindi, ma altrettante le questioni rimaste aperte. “Penso che ci sia ancora molto da fare per la nostra professione e in effetti il mio augurio per il prossimo triennio è che il Consiglio abbia un occhio di riguardo, se è di sua competenza, alle raccomandazioni cliniche e che metta a punto delle linee di comportamento per le prestazioni odontoiatriche. Senza trascurare comunque la questione della pletora, in particolare per quanto riguarda il problema della libera circolazione dei professionisti in Europa. Ci troviamo in una situazione di difficoltà, dettata dal fatto che l’Italia rappresenta, in ambito odontoiatrico, una meta molto ambita. Il problema è che abbiamo subito una liberalizzazione mal gestita che non ha visto una regolamentazione della pubblicità o dei tariffari minimi. È chiaro che, in questo contesto, si rischia una situazione in cui è il mercato a farla da padrona, a detrimento della qualità e soprattutto della salute del paziente.”
E, a proposito di professione, Callioni lancia un appello agli odontoiatri: “Ci troviamo in un momento di grande cambiamento, che sta interessando tutta la società. In questo contesto, a mutare è il rapporto stesso con il paziente, che poi è l’essenza del nostro lavoro. Come professionisti, dobbiamo sforzarci di essere pronti al cambiamento e cercare di non perdere mai di vista la qualità e la nostra identità. Ma, in questo quadro, è chiaro che deve migliorare anche la nostra capacità di comunicare questa qualità e di far comprendere a tutti il suo valore.”
GdO 2010;2
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