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19 Novembre 2010

Le reazioni di Ordine e professione

di Norberto Maccagno


Fin dalla sua istituzione, i dentisti hanno mal sopportato l’Ecm, nonostante siano una delle categorie professionali che si aggiorna di più. Il motivo dell’allergia è il fatto che per i liberi professionisti l’Ecm è totalmente a carico del singolo e spesso non si adatta alle reali esigenze di aggiornamento. L’accordo Stato-Regioni, approvato nel novembre 2009, prevedeva l’individuazione di modalità e incentivi per agevolare la formazione continua dei singoli professionisti, sia in termini fiscali - come la deduzione dei costi - sia di modalità di acquisizione dei crediti, ipotizzando un debito complessivo diversamente individuato e obiettivi formativi più specifici per il libero professionista rispetto al dipendente del Ssn. Ma a oggi, quanto previsto dall’accordo è stato disatteso. Sul fronte incentivi fiscali la decisione è in mano al Tesoro, impegnato a quadrare il bilancio e poco disponibile a concedere sgravi fiscali, mentre sulle altre questioni la Commissione nazionale per la Formazione continua si è detta disponibile a valutare proposte. Per cercare di agevolare i professionisti, all’interno della Commissione, è stato istituito un gruppo di lavoro sulla libera professione, coordinata dal presidente Cao, Giuseppe Renzo. Ma le proposte avanzate non hanno ancora trovato un riscontro operativo.
“Certamente, rendendo l’Ecm oggetto di obbligo per i liberi professionisti - ci dice Amedeo Bianco presidente Fnomceo e vicepresidente della Commissione nazionale Formazione continua - si dovrebbe riconoscere loro diritti, quali le agevolazioni fiscali. E di questo la Commissione si è fatta promotrice al ministero competente. Proponendo gli Ordini come garanti delle formazione degli iscritti, ma anche come provider, volevamo risolvere, in parte, il problema dell’onerosità dell’aggiornamento per i liberi professionisti, oggi costretti a rivolgersi a provider for-profit, che giustamente traggono utili dal loro lavoro. Ma la Stato-Regioni non ha accolto questa possibilità, riscontrando un conflitto d’interesse per gli Ordini che si troverebbero a essere arbitri e giocatori allo stesso tempo. Questo, anche se la questione sarebbe stata risolvibile facendo valutare da un ente terzo gli eventi organizzati dagli Ordini. Come Commissione abbiamo riproposto il problema e speriamo che la richiesta possa essere nuovamente discussa in conferenza Stato-Regioni”. Sulla possibilità di creare una diversificazione per il debito formativo dei liberi professionisti rispetto agli altri operatori, Bianco si dice dubbioso: “Si rischierebbe di creare una Ecm di serie A e una di serie B”. Sarebbe senza fondamento invece il timore che il dossier formativo possa diventare uno strumento in mano agli Ordini per sanzionare l’iscritto. “Non è questo lo spirito” dice Bianco. “Mi sembra una questione improponibile.
Preoccupiamoci piuttosto di trovare gli strumenti di incentivazione del sistema, come fanno i Paesi più avanzati, invece che pensare alle sanzioni. Inoltre nostro obiettivo deve essere quello di far funzionare il sistema, rendendolo coerente con le esigenze formative del professionista”. Sul fronte sanzioni interviene anche Valerio Brucoli, presidente Albo odontoiatri di Milano e membro della Cao nazionale. “Si devono sensibilizzare i professionisti verso l’aggiornamento” dice Brucoli “come indicato dal nostro codice deontologico e non pensare alle sanzioni.” Per quanto riguarda le richieste dei liberi professionisti, Brucoli ritiene che gli incentivi fiscali siano assolutamente legittimi. “Per noi odontoiatri” continua “l’aggiornamento deve essere tarato verso le esigenze di una categoria che, pur essendo una professione intellettuale, lavora sul mercato. La riforma degli Ordini non a caso si basa sulla centralità del diritto alla salute, e la formazione è parte integrante di questo sistema”. Sulla necessità che gli Ordini siano anche provider, il presidente della Cao di Milano sottolinea come gli odontoiatri abbiano oggi la necessità di ricevere una formazione a 360 gradi, dove le implicazioni etico deontologiche non devono essere estrapolate dalla conoscenza clinica, ma ne devono essere parte integrante. “Non vogliamo” conclude Brucoli “metterci in concorrenza con i provider privati, ma trovare sinergie, per dare la possibilità ai liberi professionisti che ricercano una formazione secondo i valori deontologici e ordinistici di trovarla”.
Secondo l’Andi, la mancata approvazione degli sgravi fiscali previsti dell’Accordo Stato-Regioni e l’introduzione di sistemi formativi inadatti alla libera professione sono penalizzanti per i dentisti liberi professionisti. “Chiediamo un incontro con la Commissione” si legge in una nota diramata dal sindacato “per denunciare il profondo disagio di tutta la libera professione odontoiatrica e si riserva qualsiasi azione ritenuta necessaria per tutelare i propri soci”. Secondo il presidente Cao Giuseppe Renzo, “gli Ordini, i Collegi, i rappresentanti delle professioni sanitarie, in collaborazione con il ministero della Salute sono impegnati nella commissione Ecm, a fornire risposte alle giuste domande che pervengono da tutte le professioni tenute all’assolvimento Ecm”.

GdO 2010;15

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