Quasi una famiglia italiana su due deve fare a meno delle cure. I motivi? Le liste d'attesa troppo lunghe della sanità pubblica e i costi proibitivi di quella privata.
Il dato emerge dal Bilancio di sostenibilità del Welfare italiano del Censis e dalle ricerche delle associazioni dei consumatori realizzate in occasione del forum ANIA-Consumatori svoltosi martedì 20 ottobre a Roma.
Secondo il Censis, il 53,6% degli Italiani dichiara che la copertura dello stato sociale si è ridotta e paga "di tasca propria" molte delle spese che un tempo venivano coperte dal sistema di welfare nazionale. Infatti, gli italiani pagano "di tasca propria" il 18% della spesa sanitaria totale - cioè, oltre 500 Euro pro capite annuo - contro il 7% registrato in Francia e il 9% in Inghilterra. Inoltre, a causa delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dei costi della sanità privata, nel 41,7% delle famiglie almeno una persona in un anno ha dovuto rinunciare a una prestazione sanitaria.
A causa dei tagli al welfare e della crisi gli italiani sono stati costretti a rinunciare a recarsi da un medico privato per visite specialistiche (32,4% quanti hanno dichiarato di averlo fatto) ma anche a visite specialisti che per cui era necessario il pagamento del solo ticket (34,3%), accertamenti diagnostici a pagamento (20,3%), farmaci (16,9%) e cure odontoiatriche (15,4%).
Per le cure odontoiatriche a rinunciare maggiormente sono stati, ovviamente, i cittadini a basso reddito (32,3% ha dichiarato di non essere potuto andare ad effettuare cure odontoiatriche). Secondo i dati del Censis, a causa delle rinunce si sono perse oltre un milione di visite dal dentista nel periodo 2005-2012.
L'incertezza sul fronte delle pensioni (e di conseguenza la non-autosufficienza in tarda età) insieme alla difficile gestione delle spese sanitarie è fonte di preoccupazione per i cittadini italiani, delusi dal welfare: il 78% sarebbe quindi favorevole a un'assicurazione per contrastare la non-autosufficienza.
Scopo del Forum ANIA - Consumatori è quello di promuovere trasparenza, equità, efficienza e affidabilità del sistema italiano di welfare, nonché a stimolare maggiore attenzione verso la prevenzione dei rischi legati alla salute e verso le conseguenze dell'evoluzione demografica del nostro Paese, anche in termini di nuovi gap da colmare, come l'esposizione alla perdita di autosufficienza delle classi di età più anziane, sempre più numerose nella struttura della nostra popolazione.
Otto i punti indicati come prioritari per creare un modello di welfare che sappia dare risposte praticabili e sostenibili anche ai nuovi bisogni sociali della popolazione:
1) Informare i consumatori sulla propria situazione previdenziale.
2) Comunicazione trasparente ai consumatori/utenti sui costi e sulla qualità delle prestazioni sanitarie di cui beneficiano.
3) Combattere il fenomeno del razionamento dei servizi ridefinendo con chiarezza i Livelli Essenziali di Assistenza e l'universalità del sistema.
4) Incentivare lo sviluppo di sistemi mutualistici di copertura sanitaria integrativa, sia in ambito collettivo sia per le singole famiglie, e ampliare il loro ruolo e ambito di intervento anche alle principali voci di spesa "out of pocket".
5) Definire un quadro di regole chiaro e uniforme, con un Testo Unico delle forme sanitarie integrative (fondi e casse sanitarie, società di mutuo soccorso, polizze malattia di imprese di assicurazione).
6) Affrontare il problema della non autosufficienza in tarda età incentivando la diffusione di soluzioni collettive di carattere mutualistico.
7) Informare e sensibilizzare i cittadini sui rischi legati alla salute e alla longevità, a partire da quelli della non autosufficienza, promuovendo l'adozione di comportamenti che mirano alla prevenzione dei rischi ad essa legati.
8) Un fisco "prowelfare".
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