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31 Gennaio 2019

Più che lo scontro, sul CSO serve un confronto per evitare che siano altri, poi, a decidere

Norberto Maccagno

Nata da poco più di un mese, la nuova figura del Collaboratore di Settore Odontoiatrico, prevista all'interno del Contratto collettivo nazionale di lavoro degli studi professionali dei dentisti ANDI, non solo ha già creato uno scontro sindacale tra ANDI e SIASO, ma finisce anche sul tavolo del Ministro della Salute attraverso una interrogazione parlamentare.

Sappiamo che non sempre vengono onorate, ma comunque la questione è stata posta. 

Il problema avanzato da SIASO, ed anche nell’interpello, è il rischio che la figura di CSO possa andare a sovrapporsi a quella già disciplinata e regolamentata dell’ASO. Per il SIASO questa sovrapposizione potrebbe comportare il rischio di denuncia per abusivismo, e nelle scorse settimane, su Odontoiatria33 si è aperto un ampio dibattito se questo fosse possibile o meno; considerando la questione analizzando se attestato che l’ASO deve conseguire è paragonabile alla qualifica professionale, tutelata dall’art. 348 del CP e delle successive modifiche. 

Io vorrei invece spostare l’attenzione su di un altro aspetto che, credo, sia importante: le mansioni del CSO

L’accordo siglato il 12 dicembre scorso da Confprofessioni, Filcams-Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs indica che il “Collaboratore di settore odontoiatrico”, sia quel lavoratore che sotto la responsabilità e le direttive del medico odontoiatra svolge funzioni di supporto alle attività tipiche e caratteristiche del medesimoSi tratta di un profilo, è stato chiarito, che si affianca e non si sovrappone a quello dell’Aso, che nel nuovo assetto di regole rappresenta una figura maggiormente qualificata

Ok, ma è un po’ generico, nel concreto il CSO cosa farà in studio? 

Per ora un mansionario non c’è. Il segretario sindacale ANDI Corrado Bondi, intervistato da Odontoiatria33, sottolineava che il CSO “seguirà le sue mansioni sotto diretto controllo e responsabilità dell’odontoiatra svolgendo il suo ruolo di supporto alle attività cliniche ed extracliniche, disponendo, rispetto all’ASO di una minore autonomia e non esercitando funzioni di coordinamento”. 

Avanzo io una ipotesi di cosa il CSO farà in studio: rispondere al telefono, dare gli apputnamenti, aprire la porta, riordinare, pulire riunito e ferri ma non assistere l’odontoiatria alla poltrona. Possibile, si sofrappone all'ASO?

La posizione del SIASO è più restrittiva: il CSO non potrà svolgere nessuna delle mansioni previste per l’ASO ovvero mansioni di accoglienza della persona assistita, dell’allestimento degli spazi operativi e del trattamento della documentazione clinica e amministrativo contabile. Ho sintetizzato, a questo link se volete potete leggete nel dettaglio quanto previsto dagli allegati del Decreto di istituzione del profilo professionale.

Quella delle mansioni è una questione è tutt’altro che banale e non liquidabile facendo “spallucce” o con una minaccia di querela o mandando i Nas a chi asusme una CSO.

Se ha ragione il SIASO, che giustamente ne fa una battaglia sindacale per rivendicare la centralità della figura dell’ASO (come altrattando giustamente fa ANDI a sostener eill CSO per rivendicare le istanze dei dentisti associati), lo studio non potrebbe assumere neppure una segretaria se non ASO. Perché tra le funzioni specifiche dell’ASO c’è: “gestisce le procedure amministrative di accoglienza e dimissione della persona assistita; gestisce le prenotazioni e il calendario degli appuntamenti; gestisce lo schedario delle persone assistite; gestisce la documentazione clinica e il materiale radiografico e iconografico delle persone assistite; gestisce i rapporti con i fornitori, gli agenti di commercio, gli informatori scientifici, i consulenti e i collaboratori esterni; gestisce il magazzino e la cassa”. Magari l'esempio è estremizzato, ma credo renda l'idea.

Ora vi chiedo, questo legittimo scontro di vedute tra sindacati, conviene affidarlo ad un giudice una volta che il problema si pone, magari perché suggerito a qualche comandante del NAS o da un giudice del lavoro, oppure è meglio “risolverlo in famiglia” considerando le esigenze di ASO e dei dentisti. Ricorderete che l’inserimento nel contratto di lavoro degli studi professionali della figura e delle mansioni dell’Assistente alla poltrona nacque proprio da controlli del Nas nel Veneto avvenuti molti anni fa.

Quindi primo passo dovrebbe essere quello di cominciare a definire con chiarezza quali sono le mansioni che caratterizzano la figura dell’ASO, quelle esclusive. Lavorare assistere l'odontoiatra nelle fasi cliniche o tutte quelle previste dal decreto come sostiene il SIASO? Stabilito questo si potrà capire cosa potrà far eil CSO senza sovrapporsi all'ASO.

Coinvolgere il SIASO nel definire il mansionario del CSO potrebbe essere un passo importante. Il tavolo attivato dalla CAO sull’ASO il “campo neutro” dove discutere e decidere. Magari, lasciando da parte le rivendicazioni sindacali, si riuscirebbe a vedere la questione da tutti i punti di vista.

Con l’istituzione della figura del CSO nel contratto di lavoro, ANDI sembra aver voluto creare una figura che consenta allo studio odontoiatrico di reperire personale meno qualificato per fare lavori per cui una ASO, probabilmente, è anche “sprecata”. Peraltro nei prossimi anni, in attesa che la “macchina formativa” delle nuove ASO vada a regime, sarà più difficile sostituire le ASO in attività anche solo temporaneamente per maternità o malattia e può venire comodo una CSO che solleva la ASO da determinati compiti, in modo che possa solo seguire il clinico.

Perchè non può essere legittimo (non dico giusto o sbagliato) voler creare  una sorta di assistente dell’ASO? Starà poi al datore di lavoro scegliere chi assumere, così come sceglierà il lavoratore che tipo di percorso formativo intraprendere. E non credo neppure che ci sia chi pensa di sfruttare questa figura intermedia per aggirare la questione dell’attestato ASO ed assumerne chi si vuole facendole poi fare svolgere i compiti di ASO. Perché, in questo caso, il rischio non sarà quello di una visita del Nas, ma di una possibile rivendicazione sindacale aperta dalla lavoratrice. Peraltro una figura professionale con mansioni non definite consente al lavoratore di appellarsi ai sindacati ogni volta che vuole creare problemi al datore di lavoro. 

Poi anche il CSO prevede un percorso formativo. Stando all’accordo che istituisce questa figura, entro 60 giorni dalla firma (circa la prosima settimana) le rappresentanze sindacali si sono impegnate a formularlo che, salvo sia decida che “si formano in studio”, prevenderà comunque ore di formazione, certamente meno delle 700 previste per l’ASO, ma comunque sempre ore fuori dallo studio. Il modello potrebbe essere quello utilizzato da anni da ANDI per formare la “vecchia” figura dell’assistente alla poltrona: 250 - 300 ore di formazione magari spalmate su più anni.

Quindi anche nel caso del CSO, sembra sarà difficile poter assumerne la propria moglie se non qualificata. Spesso nel settore dentale gli scontri sindacali non hanno portato nulla di buono, e tanto meno una parte sindacale è mai riuscita a fare schierare la politica contro un’altra. Un po’ di sano spirito “democristiano” questa volta potrebbe aiutare.

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