In questi mesi molto si è parlato della Ddl sul lavoro autonomo e sulla possibilità di detrarre il 100% dei costi della formazione dei liberi professionisti. Tra i provvedimenti bloccati dalle conseguenze della vittoria del No al referendum costituzionale e l'apertura della crisi di Governo anche questo provvedimento.
Quindi dopo tutto questo anticipare chiedersi: ma oggi, i professionisti quanto possono portare in deduzione delle spese sostenute per l'aggiornamento professionale?
La normativa di riferimento è il Dpr 22 del 1986 ma sono le successive Circolari dell'Agenzia delle Entrate ad aver "chiarito", nel tempo, come comportarsi.
La numero 53/E del 2008 ha indicato nel 50% la deducibilità per dei costi sostenuti per corsi di aggiornamento o master universitari mentre la circolare 35/E del 20 settembre 2012 precisava che tale regime fiscale doveva essere seguito anche per le professioni, come medici e dentisti, che devono assolvere ad un aggiornamento obbligatorio.
Tra le spese detraibili, sempre al 50%, ci sono anche quelle di viaggio e di soggiorno, vitto ed alloggio incluso anche se, nella realtà, la percentuale sarebbe del 35% ma su questo puto, per i dentisti, non tutti i consulenti fiscali danno una interpretazione univoca.
In realtà le Entrate specificano che le spese di viaggio e soggiorno sostenute dal professionista durante l'espletamento del proprio lavoro sarebbero deducibili nella misura del 75% e di conseguenza per quelle per aggiornamento dovrebbero essere considerate al 50% (quanto previsto per tutte le spese di aggiornamento) del 75% (quanto previsto per le spese di viaggio, vitto ed alloggio del professionista), quindi il 35%.
Il Ddl Lavoro Autonomo, approvato al Senato ed ora in attesa di ricominciare l'iter legislativo alla Camera prima di diventare legge, prevede invece la deducibilità del 100% delle spese del costo dei corsi e master entro un limite di 10 mila euro annui. Sono escluse dalla deducibilità le spese di viaggio e di soggiorno che rimangono deducibili al 75% per quelle inerenti vitto ed alloggio ed al 50% per il viaggio. Queste spese non possono comunque superare il 2% dell'ammontare dei compensi dichiarati nell'anno.
Norberto Maccagno
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