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19 Febbraio 2018

Il consenso informato, quali gli obblighi per l'odontoiatria. Il punto dell'odontologo forense Marco Scarpelli


Sul dibattito se vi sia o meno l'obbligo da parte dell'odontoiatra di rilasciare il consenso informato scritto al paziente entra anche il recente testo di legge sui trattamenti di fine vita: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.

In particolare all'articolo 1 si afferma che "... la presente legge, nel rispetto dei princìpi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e degli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all'autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge....."

"La lettura di una norma deve essere effettuata nella sua interezza considerando il fine che ha portato il legislatore a promuoverla", dice ad Odontoiatria33 il prof. Marco Scarpelli (nella foto), odontologo forense.

"Continuando la lettura del testo sono numerosi i richiami alla persona inabilitata, sia in relazione al suo diritto di sapere che anche a quello di non sapere".

In particolare Scarpelli evidenzia il passaggio in cui viene indicato "...Il consenso informato, acquisito nei modi e con gli strumenti più consoni alle condizioni del paziente, è documentato in forma scritta o attraverso videoregistrazioni o, per la persona con disabilità, attraverso dispositivi che le consentano di comunicare...."

"Appare evidente -continua il prof. Scarpelli- il riferimento specifico a soggetti anche potenzialmente in grande difficoltà di comunicazione, quali i pazienti che si trovano in condizione di "fine vita" dal punto di vista clinico. Il richiamo alla capacità di agire di questi pazienti è il logico corollario a detto stato, il diritto del paziente di esprimere volontà contraria alle "cure necessarie" ancor più caratterizza in modo specifico il tema del consenso/non consenso, ma in soggetti che si trovano in chiara condizione pre terminale".

"Dal mio punto di vista -continua l'odontologo forense- rilevando nella stesura del testo una specifica competente ed articolata attenzione ad ogni possibile sfumatura interpretativa del tema informazione/consenso, mi apre evidente che la tematica del consenso venga trattata nella specificità della condizione di paziente terminale e nell'ambito della discussione sulle tematiche di fine vita. Ciò motiva una rilevante richiesta di accuratezza metodologica sia nella direzione del consentire che del non consentire, non volere".

La discussione ha naturalmente grande interesse culturale, ricorda Scarpelli che aggiunge: "ma la sua applicazione è assolutamente specifica; le premesse sono chiare, per tutto l'ambito sanitario valgono le regole già note e già scritte se pure, naturalmente, gli spunti forniti dall'ambito appena analizzato potranno senz'altro influenzare positivamente la problematica universale della informazione al paziente e del relativo consenso/non consenso alle cure".

Sul tema degli obblighi di consesso informato da parte dell'odontoiatria, Scarpelli ricorda che l'elemento fondamentale è l'informazione completa sia dal punto di vista contrattuale, (adeguata ed analitica descrizione degli interventi necessari,preventivo/alternative terapeutiche) che dal punto di vista documentale.

"Non vi è obbligo di consenso scritto", dice Scarpelli aggiungendo che "scrivere è consigliabile in tutti i casi definibili come complessi".

"E' comunque consigliabile -continua- annotare i passaggi critici in cartella clinica e comunque svolgere la propria attività professionale "sempre" in presenza di un secondo soggetto (assistente, etc.). L'uso di modulistica va interpretato come un ausilio all'attività e non come sostitutivo di un dialogo che deve essere sempre aperto e prevedere non solo comunicazione al paziente ma anche ascolto".

Nor.Mac.

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