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24 Marzo 2016

La CAO nazionale scrive al Ministro Lorenzin. Con il decreto appropriatezza evidenti rischi alla salute per i cittadini. Renzo: queste le criticità rilevate


Nell'ottica di una revisione del Decreto appropriatezza con il quale il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha definito le regole per erogare le prestazioni del SSN, il presidente FNOMCeO Roberta Chersevani e il presidente CAO Giuseppe Renzo (entrambi nella foto) scrivono al Ministro chiarendo le criticità e chiedendo modifiche.

Come noto il Decreto ministeriale intende definire le condizioni di erogabilità anche delle prestazioni odontoiatriche secondo i principi dell'appropriatezza. Il Consiglio Nazionale della FNOMCeO, nel marzo scorso, sull'argomento aveva approvato una mozione con al quale si "respinge i contenuti del decreto appropriatezza" chiedendo "di proseguire la collaborazione con il Ministero della Salute e con le Regioni per la definizione di un nuovo decreto, nell'ambito della revisione dei LEA, distinguendo i criteri di erogabilità dall'appropriatezza, che deve rimanere patrimonio della professione ".

"La definizione di criteri di erogabilità -chiarisce la CAO al Ministro- è funzione propria del Governo mentre l'appropriatezza clinica si fonda su complesse interazioni di competenze scientifiche, relazione con il paziente, patrimonio etico e culturale della Professione tenuto conto anche di aspetti socio-sanitari".

L'apporto della FNOMCeO alla ridefinizione dei contenuti del decreto sarà mirato a contribuire alla definizione di criteri di erogabilità secondo priorità che tengano conto di evidenze e di competenze specifiche.

Ammettendo che le terapie comprese nel nomenclatore del SSN rappresentano tutte prestazioni atte a tutelare la salute orale e generale, e si pongono l'obiettivo fondamentale della riabilitazione orale della popolazione, la CAO evidenza che il Decreto, con l'obiettivo di razionalizzare la spesa, ha limitato "la platea di soggetti tutelati dal SSN e la tipologia di prestazioni erogate".

"Si interviene quindi nell'assistenza primaria demandando al privato parte delle prestazioni effettuabili", commenta la CAO.

"In un modello ideale -continua la nota inviata al Ministro- questo passaggio non dovrebbe comportare alcuna variazione nella spesa e nella qualità dell'assistenza complessiva. Nella realtà l'ovvio incremento dei costi sostenuti individualmente nelle fasce protette, per la limitazione delle prestazioni, e nelle fasce non protette, per l'eliminazione di prestazioni erogate dal SSN, non sembrano appropriate nel mantenere un elevato standard di salute della popolazione".

La riduzione della spesa, denuncia la CAO, "va di pari passo a un depotenziamento della prevenzione secondaria nel lungo periodo non permette di ridurre in maniera incisiva la spesa e al contempo causa una drastica, quasi assoluta, riduzione del servizio al cittadino".

Di fatto, chiarisce al CAO, il decreto esclude la popolazione "generale" (che non rientra nelle

categorie di protezione indicate) dall'assistenza odontoiatrica. Ad oggi, ricordano, i pazienti che non rientrano in alcuna categoria di protezione, godono di un'assistenza odontoiatrica in compartecipazione con il SSN, tramite il pagamento di un ticket.

Questi pazienti perderebbero tale assistenza e si vedrebbero riconosciuta solo la visita odontoiatrica e il trattamento immediato delle urgenze odontostomatologiche. Peraltro, evidenza la CAO, per questa tipologia di pazienti queste terapie non possono essere parziali o semplificazioni di esse non essendo certamente etico e deontologico intraprendere e non completare una terapia.

La proposta che la CAO avanza al Ministro è quella di "mantenere una elevata qualità di salute e di servizi al paziente, e per ridurre la spesa attuale e la spesa futura" sarebbe opportuno "una rivalutazione del numero delle prestazioni presenti nel nomenclatore conservando quelle essenziali e includendo solo la riabilitazioni protesica di base. La riconsiderazione degli aspetti economici poi potrebbe rendere, infine, l'erogazione di queste prestazioni effettivamente sostenibile da parte delle strutture del sistema SSN con un rilancio della missione del SSN di tutela della salute dei cittadini".

Queste le criticità rilevate da CAO e FNOMCeO in ambito odontoiatrico:

  • Nel decreto si individuano soggetti con vulnerabilità sanitaria (che sono un'esigua minoranza rispetto all'attuale platea di assistiti) e non sono presi in dovuta considerazione i casi di vulnerabilità sociale (ben più incidenti nel numero globale, per cause anche di bisogni relativi a criticità contingenti non solo economiche).
  • Sempre, nell'ambito dei soggetti con vulnerabilità saniatria non sono inclusi pazienti affetti da patologie come quelle a carattere metabolico quali il diabete mellito, o la patologia cardiovascolare, la patologia cerebrovascolare, la patologia infiammatoria cronica, le immunodeficienze e la gravidanza.In letteratura scientifica è ampiamente dimostrato come la presenza di patologie odontoiatriche peggiori l'aut come e la prognosi quoad vitam di questi tipi di pazienti. E poi facile ipotizzare che l'assistenza di questi pazienti, laddove necessitino di terapie in ambiente protetto, si sposterà necessariamente nell'ambito dei OH e DS con ovvi aggravi economici per il sistema.
  • Tutelare la salute odontoiatrica nell'età tra 0-14 anni è indispensabile, ma appare singolare la mancanza di riferimenti alle terapie endodontiche per questo tipo di pazienti o di tutte le terapie di prevenzione delle patologie del parodonto.
  • L'utilizzo dell'indice IOTN, infine, per le prestazioni ortodontiche consente probabilmente una discrezionalità notevole. Sarebbe opportuno probabilmente utilizzare per tutte le terapie e per queste ultime, in specifico, utilizzare le definizioni delle raccomandazioni cliniche e del nomenclatore emanati dal ministero. In ogni caso non si comprende perché per le prestazioni ortodontiche le premesse (erogabilità per i gradi 4, 5) vengano poi nell'elenco altre prestazioni ristrette alla sola classe 5.

Norberto Maccagno

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