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25 Giugno 2021

ANCOD risponde a CAO ed AIO

L’invito è affrontare i reali problemi del settore. Intanto per spiegare i motivi del no all’emendamento Lorefice acquista una pagina sul Sole24Ore


L’Associazione Nazionale Centri Odontoiatrici trasmette forte perplessità in relazione alle parole dell'AIO e della CAO rispetto all'emendamento 3.1 testo 2 alla Legge Europea ancora in discussione al Senato. La proposta normativa contenuta nell’emendamento è infatti in primis gravata da un grave vulnus di incostituzionalità, imponendo a società stabilite nel Paese, seguendo in modo pedissequo la legge, di dover cedere le loro attività ai loro stessi collaboratori bruciando così centinaia di milioni di euro investimenti e anni di duro lavoro.  

È indimostrato, e sicuramente falso, che con l’obbligo di formare delle Società tra Professionisti "nessun centro chiuderebbe e nessuno perderebbe il posto", come ha dichiarato il Segretario Nazionale AIO Danilo Savini. È totalmente irrealistica, infatti, la visione di AIO e CAO secondo cui gli odontoiatri che lavorano e sono felici di lavorare nelle società rappresentate da ANCOD, immediatamente sarebbero in grado di costituire delle Stp, costretti dalla legge a diventare imprenditori e a dover badare in tempo zero a locali, attrezzature, materiali, gestione della clientela. Si tratterebbe di un processo disastroso, lungo anni, con danni enormi per il servizio reso ai pazienti e la sicura perdita di occupazione per tanti che collaborano con i centri odontoiatrici dei Gruppi. Un processo peraltro non voluto da migliaia di odontoiatri la cui voce non viene considerata, come gli aderenti all’associazione AMICO che più volte si è espressa sulla bontà delle cure e delle condizioni lavorative nei Gruppi.  

Altra considerazione che merita risposta è quella del Presidente Nazionale CAO Raffaele Iandolo, che afferma come l'odontoiatria sia "una attività professionale che deve rispettare norme di decoro e dignità professionale in funzione della tutela della salute del paziente". Il Presidente è invitato a visitare uno qualsiasi dei centri associati ad ANCOD per verificare di persona come questo avvenga anche lì. Ogni centro associato ad ANCOD è, come vuole la legge, guidato da un Direttore Sanitario e da professionisti di eccellenza, iscritti regolarmente all'Ordine, che hanno tutte le responsabilità della cura dei pazienti che gli sono affidati. Il discorso della proprietà dei centri odontoiatrici portato avanti da AIO e CAO perde totalmente di senso, soprattutto dal momento che viene fatto solo per l'odontoiatria e non anche per qualsiasi altro poliambulatorio medico o ospedale privato, che rimane - come è giusto che sia - di proprietà di Srl e Spa che assicurano investimenti in tecnologia e attenta gestione.  

È purtroppo ancora una volta dimostrato come la categoria degli odontoiatri sia formalmente rappresentata da soggetti e associazioni non riconoscono lo sforzo e il lavoro che c'è dietro la gestione manageriale di centri odontoiatrici che hanno l'obiettivo di offrire sempre il massimo della qualità ai loro pazienti. Gli odontoiatri stessi lo sanno bene e già nel novembre del 2019, come riportato in un sondaggio pubblicato su Odontoiatria33, in larga maggioranza dichiaravano di preferire il lavoro come semplici professionisti invece che come proprietari sottoposti ad un lavoro di gestione che non è il loro e a un difficile rischio di impresa. Questo è ancora più vero per i giovani odontoiatri, che nelle associate di

ANCOD hanno trovato spazio e soddisfazione professionale. Perché AIO e CAO non rappresentano anche queste professionalità all’interno della loro azione politica?  ANCOD invita AIO, CAO e ANDI a confrontarsi per affrontare i veri problemi del settore odontoiatrico, vessato da competizione estera al ribasso e da poca attenzione all’odontoiatria sociale, piuttosto che volerne abbattere una intera parte come sta provando a fare con la promozione di tale proposta emendativa.  

A cura di: Ufficio Stampa ANCOD



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