L’Ancad, acronimo di Associazione nazionale commercio articoli dentali, nasce il 26 aprile 1954 per rappresentare e tutelare gli interessi sociali, morali ed economici dei soggetti imprenditoriali che operano nel settore della distribuzione di articoli dentali. Tutto questo l’Ancad l’ha svolto nel tempo cercando di favorire la crescita culturale in tema di management aziendale, mettendo in atto un vero e proprio monitoraggio del mercato attraverso la creazione di un database sul mercato quantitativo, e partecipando alle modalità di recepimento degli standard internazionali di prodotto e di processo relativi alla distribuzione, forte di essere rappresentativa di oltre il 60% del fatturato di questo segmento del mercato. Inizialmente la A di Ancad era forse più sinonimo di Albo che non di Associazione, come dimostrano i primi verbali, e se così fosse stato il mercato odontoiatrico ne avrebbe tratto vantaggi per tutta la filiera, con il risultato che oggi il mercato odontoiatrico sarebbe sicuramente diverso. Così però non è stato e oggi sarebbe anacronistico pensarlo in presenza del freddo vento di tramontana, circa gli albi, che soffia dai Paesi di area anglosassone sulla Comunità europea.
L’Ancad con il suo operato non si è limitata al territorio nazionale e, in tempi non sospetti, è stata tra i soci fondatori dell’Adde in Europa che oggi rappresenta le varie “ancad” di tutti i Paesi appartenenti all’area UE. Ancora oggi l’Ancad è attiva all’interno dell’Adde con un proprio consigliere e l’importanza dell’associazione e dell’Italia, che con i suoi oltre 650 milioni di euro distribuiti all’ingrosso è il secondo mercato in Europa dopo la Germania, è tale che la prossima manifestazione assembleare Ancad/Adde sarà congiunta e avverrà a Siena - attuale sede Ancad - i prossimi 23 e 24 aprile 2009.
Per anni il mercato odontoiatrico italiano è stato un mercato attraente, ma ora (a tutti i livelli) è diventato un mercato difficile. La distribuzione non ne è rimasta esente e, dopo aver assistito all’avvento della vendita per corrispondenza, sono sorti - ma questo solo nell’ultimo decennio - i primi consorzi, le prime fusioni, incorporazioni o acquisizioni di alterno successo. Il tutto per arrivare ai giorni nostri ove assistiamo a una vera e propria corsa alla cessione di depositi, cosa che preciso sia per evidenziare l’indice che riflette il grado di fiducia di parte della distribuzione italiana in questa fase del mercato sia per smentire la tipica leggenda metropolitana che additava questo movimento come una compulsione all’acquisto da parte dei grandi gruppi a caccia di aumento della massa critica e solo con l’occhio rivolto al contenimento dei costi per un continuo recupero di competitività.
Concludo su questa fase del mercato dicendo che una mia previsione, che credevo errata, ma forse solo perché l’avevo formulata nell’aprile del 2004 in un’intervista riportata sulle colonne di questo stesso giornale e quindi con troppo largo anticipo, sembra si stia realizzando. Alludo alla creazione di piattaforme logistiche su base regionale o macroregionale. Felice quindi di sbagliarmi se finalmente una dichiarazione ufficiale che ho letto negli ultimi quindi giorni conferma che un pool di aziende, associate Ancad e fortemente rappresentative della distribuzione del Nord Italia, stia forse realizzando un qualcosa di simile alla mia idea se non addirittura una prima vera e propria piattaforma logistica macroregionale nel lombardo-veneto. È bello, quindi, vedere che dove l’Ancad non è riuscita con i propri associati, forse per un esasperato senso della competitività degli stessi a sviluppare orizzontalmente il lavoro del proprio consorzio Promancad, ora l’Ancad riesca a farlo favorendo la creazione del nuovo, grazie alla conoscenza che si perfeziona tra associati all’interno dell’associazione, liberi di scegliersi come partners.
L’Ancad, che si è da sempre impegnata nei vari ambiti interassociativi, è conscia di poter giocare sino in fondo il proprio ruolo, e non recede nemmeno davanti alla manifesta mancanza di volontà di unitarietà di molte associazioni protagoniste nel dentale che, parafrasando i polli di manzoniana memoria, continuano a beccarsi tra loro, mentre vengono portati al macello. Non c’è più un minuto da perdere: o l’associazionismo che conta nel dentale cambia rotta o l’iceberg ci arriva dritto sul naso, con conseguenze peggiori che per il Titanic. Evitare l’iceberg significa aumentare la visibilità di tutto il comparto nei confronti dei pazienti e del governo, rinnovando l’immagine vetusta e stantia che tutti ci portiamo, oggi, ingiustamente addosso e che ci procura solo danni. Questo è l’obiettivo interassociativo di Ancad che dovrebbe diventare un obiettivo comune a tutto il dentale che conta e che dovrebbe finalmente permetterci di abbandonare in blocco, al proprio destino, le associazioni con meri intenti settari, nefasti per il settore. Ci sono partnership attive associative possibili con vantaggi per tutti gli attori del nostro settore. Bisogna essere però chiari con le altre associazioni e con i propri associati, perché bisogna smetterla di disegnare nuove strutture che cerchino solo ed esclusivamente di controllare chi governa il dentale, anziché occuparci insieme delle nuove metodologie per scardinare il sistema che ci lavora contro.
Maurizio Quaranta
Past president Ancad
GdO 2008; 18
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