La FNOMCeO invita i presidenti degli Ordini e i presidenti CAO, nonché i componenti delle Commissioni di Albo titolari dei procedimenti disciplinari, a sospendere fino a nuova comunicazione l'applicazione degli articoli 54 e 56 del Codice di Deontologia medica del 2014.
La decisione, annunciata attraverso una circolare inviata ai presidenti OMCeO e CAO dal presidente Amedeo Bianco, nasce a seguito della sanzione (831mila euro) inflitta dall'Antitrust alla Federazione giudicando lesivi della libera concorrenza proprio gli articoli 54 e 56 del Codice di Deontologia medica.
Contro la decisione FNOMCeO ha presentato ricorso al TAR chiedendo prima la sospensiva (negata nel dicembre scorso) e comunque contestando la decisione. L'udienza di merito si terrà il prossimo 25 marzo presso il TAR Lazio.
E proprio in attesa della decisione del Tribunale amministrativo la FNOMCeO ha deciso di sospendere l'applicazione degli articoli contestati.
"Non è un passo indietro e neppure una ammissione di colpa", dice ad Odontoiatria33 il presidente CAO Giuseppe Renzo. "La nostra battaglia per tutelare la salute dei cittadini e ribadire che un atto medico ed odontoiatrico deve essere lontano anni luce dalle logiche del mercato continua e continuerà, se sarà necessario, fino alla Corte Europea oltre alle attività che stiamo portando avanti per sensibilizzare sul tema le Istituzioni italiane ed il Ministero della Salute".
Se gli OMCeO applicassero il Codice in questi due mesi, ricorda Bianco nella circolare, la multa potrebbe lievitare ancora. Per questo motivo viene chiesto di:
1) sospendere l'applicazione dell' art 54 del Codice di Deontologia Medica del 2014 là dove, pur ammettendo la possibilità della gratuità delle prestazioni, ne delimita il campo aggiungendo "purché tale comportamento non rivesta una connotazione esclusivamente commerciale";
2) sospendere l'applicazione dell'art. 56 del Codice di Deontologia Medica per quanto concerne gli aggettivi "prudente, trasparente, obiettiva e pertinente", parole ritenute dall'AGCM restrittive della concorrenza;
3) sospendere l'applicazione dell'art 56 del Codice di Deontologia Medica nella parte in cui fa divieto di poter svolgere "pubblicità comparativa delle prestazioni".
Chiarito questo lo stesso Bianco invita i presidente OMCeO e CAO a dare opportuna evidenza informativa a tale indirizzo fermo restando l'applicazione delle parti non contestate e vagliare eventuali segnalazioni, esposti, denunce inoltrati agli Ordini relativi a messaggi pubblicitari o condotte ritenute in contrasto con i richiamati precetti deontologici senza tenere conto degli incisi richiamati fino al pronunciamento nel merito.
"L'Antitrust ha sanzionato il Codice 2006 e la linea guida 2007, due misure figlie della stessa epoca delle "lenzuolate" Bersani", ricorda il presidente Bianco a Doctor33. "Non ha punito comportamenti della FNOMCeO - che mai ha attivato procedimenti disciplinari su questa materia - bensì il Codice visto come strumento per attivare un'intesa tra imprese a fini anticoncorrenziali. Siamo sanzionati sui principi e a prescindere dai comportamenti".
La FNOMCeO l'anno scorso ha modificato il Codice "ma nella decisione Antitrust le modifiche all'articolo 56 attinenti gli aggettivi "prudente, trasparente, obiettiva e pertinente" sono richiamate come indicative di mancato ravvedimento; la lingua italiana è larga di significati, ma è così distante l'aggettivo "non ingannevole" presente nel decreto Bersani? Altro problema sull'articolo 56 è la pubblicità comparativa: le preoccupazioni nostre e della letteratura scientifica attengono la comparazione di esiti di cura, non certo di strumenti. Il terzo aspetto è la pubblicità promozionale, per Antitrust pubblicità e promozione sono sinonimi, per noi che un ginecologo pubblicizzi una crema è un problema".
"La posizione della FNOMCeO è da sempre chiara e non lascia spazi a dubbi di sorta", conclude Renzo.
"Ribadisco: noi difendiamo il diritto alla salute dei cittadini, messa a rischio dal sistema economicistico e dalle regole del mercato che non distinguono le cure della persona dalla vendita di prodotti, anche del prodotto salute.
Un esempio palese della distorsione che sta causando il "libero mercato" si registra con la vicenda Vitaldent di Terni dove le persone sono state trattate al apri di clienti di un supermercato a cui si deve vendere un prodotto e a cui non si garantisce l'alleanza terapeutica, la continuità delle cure , la scelta del Medico Curante . Pazienti che devono rincorrere multinazionali e centri di ascolto per chiedere il rispetto del "contratto di cura", mentre sono costretti ad onorare le rate delle finanziarie. Non è accettabile, così come non è accettabile che, associazioni private pur nel pieno diritto, si ingeriscano in una questione che corre il rischio di essere interpretata quale lotta a difesa di interessi corporativi.
Questo non modifica, mentre potrebbe rendere più difficili, le condizioni date: l'Istituzione ordinistica andrà fino in fondo non per autoreferenzialità, ma perché ci è doveroso quale organo ausiliario dell'amministrazione : tutelare il diritto alla salute di tutti e per primi dei più deboli.
Intanto le parti si preparano per l'udienza di merito. E' di oggi la conferma che alcune delle strutture sanitarie che avevano presentato l'esposto che ha generato la decisione dell'Autority hanno dato mandato al proprio legale di rappresentarli nell'udienza del 25 marzo sostenendo la posizione dell'Antitrust.
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