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20 Dicembre 2011

Dagli Stati generali dell’odontoiatria la proposta Cao sulla riforma ordine


Rilancio del ruolo dell’aggiornamento, divisione della funzione istruttoria da quella decisoria nei procedimenti disciplinari, assicurazione obbligatoria per tutti i professionisti, abolizione delle tariffe minime professionali, previsione delle società professionali in forma di società di capitali, abolizione di qualsiasi vincolo per l’accesso alla professione. Questi i cardini della Riforma dell’Ordine secondo la Cao, emersa al termine dell’Assemblea nazionale, tenutasi a Roma sabato 17 dicembre. “L’Assemblea CAO è stata fortemente partecipata” si legge nella nota pubblicata sul sito Fnomceo “un’Assemblea combattiva, a difesa non soltanto dell’Ordine in quanto tale, ma soprattutto a difesa dei diritti e a tutela della salute dei cittadini. E’ questo che vogliamo quando sosteniamo che la riforma degli Ordini va fatta in questo scorcio di legislatura. Se non ora, quando? In effetti, il decreto “salva Italia” di Mario Monti prevede che “se entro il 13 agosto 2012 non si perverrà alla riforma degli Ordini, scatterà in modo automatico l’abrogazione di tutte le precedenti norme istitutive. In un emendamento già annunciato in questi giorni, viene previsto che sarebbero abrogate solo le norme in contrasto con i principi previsti dalla legge 13 agosto 2011”, vale a dire la n. 138. L’impressione diffusa è che aver fissato una data perentoria sia una sorta di aut aut al Parlamento perché decida, perché non rinvii alle calende greche una riforma più volte tentata negli ultimi vent’anni e sempre rimasta al palo, allo scadere delle legislature. Ma – sostiene Giuseppe Renzo – questo è un compito della politica, del Parlamento. Ecco perché siamo noi a sollecitare il varo della riforma. Noi abbiamo fatto la nostra parte, questo è il tempo in cui la politica deve assolvere al suo compito”.

Ecco allora i principi sui quali dovrà basarsi la riforma: “Rilancio del ruolo dell’aggiornamento, divisione della funzione istruttoria da quella decisoria nei procedimenti disciplinari, assicurazione obbligatoria per tutti i professionisti, abolizione delle tariffe minime professionali, previsione delle società professionali in forma di società di capitali, abolizione di qualsiasi vincolo per l’accesso alla professione. Dobbiamo subito affermare con forza che le professioni sanitarie ed in particolare quella odontoiatrica non temono questa riforma e oggi siamo pronti a dimostrare che certamente nella nostra professione non esistono i vincoli contestati. 58 mila circa esercenti l’odontoiatria sono iscritti agli Albi professionali e si registra un rapporto professionista/abitanti (che non significa pazienti) 1/850 circa, mentre l’OMS ritiene ottimale un rapporto 1/2000. Gli odontoiatri laureati superano nel 99 per cento dei casi l’esame di abilitazione per l’esercizio professionale. Il riscontro numerico è sicuramente incontrovertibile. Gli Ordini godono di cattiva stampa, bisogna prenderne atto e fare le opportune valutazioni, ma di pari passo devono essere fatte le giuste differenziazioni: cosa ne sarebbe della tutela della salute senza gli Ordini delle professioni sanitarie? E chi garantirebbe la competenza, la qualità e i requisiti morali che devono contraddistinguere un medico/odontoiatra?”.

Sull’assicurazione obbligatoria per i professionisti, poi valgono “tre principi fondamentali: obbligo di copertura assicurativa per tutti i medici; obbligo delle compagnie di assicurare i medici; depenalizzazione dell’atto medico,
contrarietà rispetto a un sistema esclusivamente pubblicitario che induce al consumo di prodotti, come fossero merci e non prestazioni sanitarie. L’Ordine non può e non deve solo sanzionare, quindi intervenendo a posteriori, il professionista scorretto, ma deve anticipare, prevenire”.

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