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06 Marzo 2008

I segreti del brivido... che viene dal ghiaccio


Le fibre nervose che trasmettono la sgradevole sensazione di freddo intenso che si percepisce quando un cubetto di ghiaccio viene a contatto con i denti sono state visualizzate per la prima volta negli Stati Uniti.
Alcuni ricercatori sono infatti riusciti a individuare lo specifico percorso del segnale che porta alla percezione del freddo in un modello animale, scoprendo che alla base di tutte le sensazioni di questo genere, da quella più piacevole del mentolo a quella più sgradevole del ghiaccio, vi è la proteina TRPM8 (transient receptor potential melastatin 8).
“Per poter rendere visibili le fibre nervose a cui eravamo interessati abbiamo utilizzato topi nei quali, grazie all’ingegneria genetica, i neuroni che esprimono la proteina TRPM8 possiedono una traccia fluorescente in grado di ‘colorare’ le fibre nervose coinvolte nella trasmissione del segnale”, afferma David McKemy, ricercatore del Dipartimento di scienze biologiche presso la Facoltà di odontoiatria della University of Southern California di Los Angeles, negli Stati Uniti.
“Il processo con cui la sensazione di freddo arriva al cervello è facilmente spiegabile: quando per esempio l’odontoiatra raffredda il dente con l’aria compressa, specifiche fibre deputate a trasmettere questo tipo di segnale o trasportano dalle terminazioni nervose nel cavo orale ai neuroni che esprimono la proteina TRPM8 localizzati nel midollo spinale; da qui il segnale viene inviato al cervello e a questo punto il paziente ha il brivido. Nessuno, fino a ora, aveva mai potuto distinguere le specifiche fibre che trasmettono il segnale che porta alla sensazioni di freddo: con la fluorescenza abbiamo potuto letteralmente vederle mentre erano attive”. 
“Studiando l’attivazione delle fibre nervose, abbiamo anche potuto osservare che la proteina TRPM8 è coinvolta nella trasmissione di tutti i tipi di stimolo causato dal freddo”, spiega il ricercatore; “la freschezza del mentolo, la sensazione pungente del ghiaccio sulla pelle, il suo contatto prolungato che sembra ‘bruciare’, il fastidio accresciuto nel caso vi sia contatto con un tessuto lesionato oppure, al contrario, il sollievo dato da medicamenti rinfrescanti quando vengono impiegati.”
Naturalmente, però, la proteina TRPM8 non è l’unico elemento coinvolto nel processo che porta alla fastidiosa sensazione
di freddo: “il ghiaccio che viene a contatto con i denti genera uno stimoli legato al freddo ma anche stimoli che portano alla percezione di dolore: è questo il motivo per il quale nei topi privati della proteina TRPM8la capacità di provare sensazioni di freddo viene drasticamente ridotta, ma persiste la sensazione di dolore il cui stimolo è colto da specifici recettori” conclude McKemy.
“Questa differenziazione è uno degli elementi di un complesso processo sensoriale che stiamo contribuendo a comprendere perché siamo convinti che una conoscenza approfondita del suo funzionamento potrebbe portare, in futuro,
alla creazione di farmaci che possano curare condizioni dolorose croniche come l’artrite e gli stati infiammatori in generale”.

GdO 2008; 3

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