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14 Febbraio 2012

Riforma Ordini, qualcosa si muove

di Norberto Maccagno


La notizia positiva è che l’agonia di questo nostro Paese terminerà il 21 dicembre 2012. Ma se invece i Maya dimostreranno le stesse capacità di previsione che hanno avuto in questi anni economisti, agenzie di rating e anche primi ministri - incapaci di prevedere questa crisi, i primi, e di governarla, i secondi, - ci toccherà convivere fino alla fine con il 2012 che (cito Lucio Dalla) “come tutti gli anni anche questo passerà”.
Ma a noi spetta determinare il modo. Il 40% di potere di acquisto in meno rispetto a dieci anni fa, i 2500 euro (un ponte di tre elementi?) che ogni famiglia dovrà pagare in più per i rincari (energia, autostrade, tasse) certo non promettono nulla di buono. Comunque bisognerà conviverci, magari constatando che certi dogmi - anche per i dentisti - possono essere messi in discussione.
Come noi italiani, dopo anni di finte illusioni (se volete partiamo dagli anni Ottanta, altrimenti basta tornare indietro di tre o quattro anni), ci siamo accorti che stiamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità, così anche voi dentisti, o meglio chi vi rappresenta, sta correggendo il tiro.
Tre almeno i segnali. Il primo arriva a metà dicembre dagli Stati generali sull’odontoiatria organizzati dalla Cao sul futuro degli Ordini professionali, dove il presidente Giuseppe Renzo ha indicato tra le priorità indispensabili per il settore quella di presentarsi alle istituzioni con un’unica posizione (dopo averla “digerita” in famiglia) e che associazioni e Cao rispettino i propri ruoli. Le prime tutelando gli iscritti, la seconda i cittadini. E chi è venuto a contatto con il settore odontoiatrico in questi ultimi anni sa che è una affermazione “epocale”. Pur restando in attesa di verificare la sua reale e duratura “applicazione” sul campo, standing ovation.
Il secondo segnale, sempre dallo stesso workshop, lo anticipa il presidente Andi, Gianfranco Prada, quando, ricordando come il compito principale del sindacato sia quello di cercare di portare benessere - quindi pazienti e lavoro - ai propri iscritti, ipotizza che si possa guardare alle opportunità offerte dai fondi e dalle assicurazioni, che già oggi rastrellano decine di migliaia di pazienti e in futuro (visti dati sopra citati) chissà quanti altri. Certo il modello non potrà essere quello adottato dal franchising o dai social shopping, ma vicino a quello che da anni seguono i migliaia di dentisti già oggi convenzionati. Studi dentistici che devono peraltro essere tutelati e rappresentati per non essere fagocitati dai terzi paganti.
Questo punto sarà oggetto di discussione al congresso politico del sindacato. In attesa di capire quale sarà la posizione, applauso all’intenzione.
L’ultimo segnale arriva dall’annuncio della convocazione del Tavolo del dentale con all’ordine del giorno la richiesta al Governo, di tutto il settore, di incentivi (leggi sgravi fiscali) per i professionisti, le aziende del settore ma anche per i pazienti.
Tempo perso visto che da sempre la vostra categoria è indicata come uno dei principali covi di evasori? Direi di no, o meglio non più. Con le ultime manovre lo Stato si è dotato di norme che gli consentono, di fatto, di verificare in qualsiasi momento - e senza nessun vincolo - quanto noi contribuenti (dentisti inclusi) ci mettiamo e abbiamo in tasca.
La perdita di ogni minima privacy fiscale ha un vantaggio: ora è lo Stato a dover colpire chi evade, professionisti, industriali, o dipendenti che siano; se non lo fa è una sua inefficienza e non un problema morale dell’evasore.
Non ci saranno più categorie che evadono, ma singoli contribuenti che lo fanno.

Quindi ogni categoria, dall’operaio al dentista, sarà legittimata a chiedere interventi di sostengo, soprattutto se poi, come capita ai professionisti autonomi, gli stessi sostegni sono già concessi ad altri: per esempio alle imprese.

GdO 2012;1

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